Cittadini in campo per prendersi cura di un’area verde storica di Napoli, il Giardino degli Aranci dell’Archivio di Stato. L’appuntamento è per sabato 8 febbraio 2020, dalle ore 9.00, in piazzetta Grande Archivio 5, con un’iniziativa voluta dallo stesso Archivio di Stato che ha coinvolto l’Associazione Premio GreenCare Aps. Obiettivo: restituire alla fruizione l’area verde delimitata dalle mura dell’antico complesso monumentale.
Le aiuole saranno “affrontate” con il tagliaerba dei volontari dell’Associazione I Pollici Verdi di Scampia, la cura delle alberature sarà svolta ad opera degli agronomi di Euphorbia Srl, coadiuvati dai volontari delle Associazioni Retake Napoli, Sii Turista della Tua Città e Premio GreenCare. Asia offrirà collaborazione per il corretto conferimento a rifiuto.
Tutte le forze sane e vive della città sono invitate a partecipare segnalando la propria presenza scrivendo a [email protected].
E’ consigliato abbigliamento sportivo con guanti da giardinaggio. Chi ha rastrelli, saggine, palette per rifiuti potrà portarli, altrimenti li troverà sul posto. A fine giornata si potranno portare a casa le arance amare raccolte nel giardino.
La volontà dell’Archivio di Stato di Napoli, affiancato in questo progetto da Premio GreenCare, è recuperare le aree verdi del complesso monumentale e ristabilire il dialogo tra questo “verde perduto”, il complesso monumentale e la città. Il progetto prevede il recupero di quattro chiostri e un giardino, che saranno, dopo le operazioni di cura da parte dei cittadini, aperti agli studiosi che frequentano l’Archivio di Stato e, in specifiche occasioni, anche alla cittadinanza.
Si comincia dunque sabato con il Giardino degli Aranci, rimossi panchine e gettacarte arrugginiti, un motore di un impianto di condizionamento in disuso e vasi in cemento, con il supporto di fondi di Premio GreenCare, si affronterà il verde.
L’iniziativa è stata voluta dalla direttrice Candida Carrino e trova in Premio GreenCare un valido sostegno. “L’Archivio di Stato di Napoli è uno dei luoghi fondamentali per la nostra memoria collettiva. E’ ospitato dal 1835 nel monastero dei Santi Severino e Sossio, che fu fondato nel X secolo dai Benedettini ed è cresciuto nei secoli attorno ad un primo boschetto di platani, per inglobare alla fine un’intera insula della città – dichiara la direttrice Carrino -. Custodisce i documenti degli organi di governo del Regno di Napoli che furono lentamente traslocati nelle celle e nei chiostri che avevano ospitati i monaci. Lunga e centenaria è stata la sua storia conventuale e oggi, grazie alla presenza dell’Archivio di Stato, l’antico monastero è la casa delle storie del Regno e delle sue lontane terre d’oltreoceano. Con oltre 70 km di documenti custoditi e studiati da tutto il mondo, tra preziosi archivi gentilizi di nobili casate, carte di governo, pergamene e codici miniati è un grandioso complesso d’arte”.
Preziose sale di un imponente labirinto della memoria che si sviluppa per quattro piani, quattro chiostri e un giardino, tra affreschi cinque-seicenteschi, stucchi, stigli e scansie preziose, sculture e atri che i restauri Unesco stanno riportando all’antico splendore.
“Il platano, ancora esistente, che la tradizione vuole piantato da San Benedetto in persona, le cui foglie leggendarie per secoli venivano usate dai monaci per preparare unguenti, i giardini dei silenziosi chiostri con spalliere di bosso, giganteschi ficus, piante di rosa e l’antico agrumeto dalle arance amare, rappresentano un patrimonio botanico da unire a quello storico custodito nei documenti d’archivio per una riscoperta e valorizzazione complessiva del sito”, spiega Benedetta de Falco, presidente di Premio GreenCare.