Debutto contornato da una pioggia di convinti e scoscianti applausi per “Masaniello”, lo spettacolo che vede Lara Sansone vestire gli abiti di attrice e regista, in scena al teatro Sannazaro di Napoli fino a domenica 26 gennaio e da venerdì 31 gennaio fino a domenica 2 febbraio.
Una riproduzione fedele e letteralmente coinvolgente del passato, catapulta gli spettatori nella Napoli seicentesca, animata da tumulti popolari e segnata dal dominio spagnolo.
Dai costumi al lessico, ogni tassello concorre a traghettare lo spettatore in uno stato d’animo, oltre che in un contesto che porta in scena uno stralcio importante, se non cruciale, della storia partenopea, rimarcando gli episodi più salienti che hanno concorso a formare l’anima identitaria di un popolo che negli anni non ha mai perso quella sana e viscerale voglia di lottare per non soccombere al cospetto delle angherie dei potenti.
A dispetto dei secoli trascorsi, la Sansone porta in scena un dramma fin troppo contemporaneo. A dispetto degli abiti d’epoca, in un introspettivo confronto tra ieri e oggi, sono tante le analogie rilevabili, una su tutte, l’esasperazione delle fasce sociali più deboli, stanche di vedersi sopraffare dalle tasse. Una disparità, quella tra ricchi e poveri, che sembra aver cavalcato di epoca in epoca senza perdere quei tratti perentori e distintivi, ostinandosi a disegnare quella famosa forbice sempre più larga e che concorre ad arricchire i ricchi ed impoverire i poveri. Anche nel terzo millennio.
Accanto alla Sansone, Leopoldo Mastelloni in un’interpretazione magistrale del Vicerè spagnolo Duca d’Arcos, e Carmine Recano nei panni di Masaniello, brillantemente accompagnati da 21 strepitosi attori. Un ingranaggio perfetto, dove ogni attore ricopre un ruolo determinante nel disegnare un quadro su tela, con colori ed emozioni nitide e perfettamente percepibili, dove a vincere è il lavoro di squadra, proprio come avvenne negli anni della epica rivoluzione di Masaniello.
Una menzione speciale la merita di diritto la scenografia del tutto atipica proponendo un concetto insolito di teatro, dove viene abbattuta ogni forma di barriera con il pubblico, superando il classico modello di palco per proporre uno spettacolo tra gli spettatori, dove il pubblico vede, sente, respira e carpisce in maniera tutt’altro che passiva l’evoluzione della trama, abbandonando il ruolo di spettatore passivo per compenetrare appieno nella dimensione storico-culturale dell’epoca.
Un’acuta e brillantemente allestita lezione di storia, utile agli adulti per rispolverare antichi saperi, consigliatissima ai giovani per conoscere un prezioso pezzo del passato della città di Napoli e del suo popolo, senza limitarsi alla solitaria lettura di un libro.