Durante la mattinata di martedì 3 dicembre gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale, su segnalazione della sala operativa, sono intervenuti in un appartamento di via Cupa vicinale Pepe dove un uomo, in seguito ad una lite avvenuta con i familiari, aveva versato della benzina all’interno della propria abitazione minacciando di appiccare il fuoco.
I poliziotti hanno rintracciato e bloccato l’uomo, un 59enne con precedenti di polizia, e lo hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia.
Un episodio che accende nuovamente i riflettori sul fenomeno della violenza coniugale, o domestica, che pone numerosi e seri problemi a livello sociale, familiare e psicologico. Solo di recente se ne è riconosciuto l’estensione e la gravità e si è cominciato a prendere seriamente in considerazione le conseguenze.
In Italia, in particolar modo nei contesti periferici e nelle realtà di provincia, si è sempre registrata una sorta di negazione del problema sia da un punto di vista istituzionale che sociale; la violenza domestica per molto tempo è stata percepita come un affare privato e non come un reato contro la persona.
Un importante passo in avanti, in tal senso, è stato compiuto il 9 agosto con l’entrata in vigore la Legge 19 luglio 2019, n. 69 , conosciuta come Codice Rosso, che ha introdotto modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
Tra le novità più importanti introdotte da questa legge, vi è la modifica della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come l’ormai più che collaudato braccialetto elettronico. Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l’applicazione di misure di prevenzione.