Ha fatto molto discutere e continua a destare polemiche l’intervista rilasciata dal cantante neomeolodico napoletano Antonio Ilardo, in arte Anthony, al giornalista di La7 Carlo Marsilli e andata in onda domenica 24 novembre, nel corso del programma di Massimo Giletti “Non è l’arena” che ha dedicato uno spazio ai legami tra camorra e musica neomelodica.
“Che cos’è la camorra? È un’organizzazione, una scelta di vita. Voi avete scelto la vita di giornalista, io ho scelto la vita per la musica e loro hanno fatto una scelta di vita che va rispettata”. Questa la frase shock pronunciata dal cantante e che ha letteralmente indignato l’opinione pubblica.
Il giornalista chiede al cantante di far luce sulla sua partecipazione a una festa di piazza nel comune flegreo di Monterusciello, voluta da due esponenti del clan Beneduce-Longobardi per celebrare il ritorno a casa dopo una lunga detenzione. “Il signor Silvio mi disse di salutare Carlo e io ho salutato Carlo, anche se non so chi è perché non sono della zona. Poi l’ho saputo dopo dai giornali”, spiega Ilardo riferendosi a Silvio De Luca, detto ’o Nanetto, che gli chiese di salutare Carlucciello ’o Fantasma, al secolo Carlo Avallone, in carcere dal 24 dicembre 2017.
Se può essere probabile che il cantante della periferia est di Napoli non sapesse chi fossero i De Luca di Monteruscello, appare più difficile credere che valga lo stesso per i De Luca Bossa di Ponticelli. Il cantante appare nella “hit dei preferiti” lady-camorra del Lotto O Anna De Luca Bossa, attualmente detenuta e di recente condannata all’ergastolo per il duplice omicidio del boss dei Barbudos Raffaele Cepparulo e il 19enne Ciro Colonna, vittima innocente di camorra. A quanto pare, Anthony è richiestissimo dai De Luca Bossa di Ponticelli, oltre che dai D’Amico, i cosiddetti “fraulella”, del rione Conocal. Un’esibizione, in particolare, troneggia nell’album dei ricordi della lady camorra del Lotto O: il concerto-serenata organizzato alla vigilia di una prima comunione da festeggiare in casa De Luca Bossa a giugno 2016, pochi giorni dopo il duplice omicidio compiuto nel Lotto O e che decretò la morte di un rivale, il boss dei Barbudos della rione Sanità, Raffaele Cepparulo, e di un ragazzo di 19 anni ucciso dai killer che fecero irruzione nel circolo ricreativo, perchè convinti che si stesse chinando per raccogliere un’arma e replicare al fuoco. In realtà, il giovane Ciro Colonna, tentò solo di raccogliere gli occhiali da vista che aveva perso durante la fuga. Per questa ragione, uno dei due killer gli sparò un colpo di pistola a bruciapelo, dritto al petto che lasciò poco scampo al 19enne, estraneo alle dinamiche camorristiche.
Per la serie “the show must go on”, i De Luca Bossa organizzano una fragorosa serenata dove il cantante balzato di recente agli onori della cronaca intona una canzone “contro i pentiti” che appare tutt’altro che a tema con il clima che dovrebbe introdurre il solenne sacramento della prima comunione. Un brano che assume una connotazione ben precisa in quel contesto, in virtù della fine di un’era camorristica sancita dal pentimento dei fratelli Sarno, fondatori dell’omonimo clan, che con le loro dichiarazioni rese allo Stato hanno contribuito ad infliggere numerose condanne a diverse figure di spessore del clan del Lotto O, in primis ad Antonio De Luca Bossa detto “Tonino ‘o sicco”, dapprima macellaio dei Sarno e poi fondatore dell’omonima organizzazione che tutt’oggi resiste tra i palazzoni grigi del Lotto O di Ponticelli.
All’indomani dell’agguato ordito dai clan alleati di Napoli est per eliminare Cepparulo, nell’ambito del quale proprio Anna De Luca Bossa ricoprì un ruolo determinante, la stessa donna-boss che filma la performance canora di Anthony, in cui immortala amici e parenti che inneggiano alla camorra attraverso le “canzoni-spot” del cantante, senza esternare nemmeno un minimo di ritegno o pudore al cospetto di una giovane vita estranea alle dinamiche della malavita, barbaramente uccisa, poche ore prima.
In verità, il web è ricco di “perle” che portano la firma del cantante classe 1989 che ha esordito nel mondo della musica neomelodica da ragazzino con il nomignolo di “piccolo Anthony”, il suo primo disco, intitolato “E’ guagliuncelle” l’ha inciso ad appena 12 anni, prodotto e distribuito dalla G.S. di Catania.
Nell’ambiente neomelodico non è affatto un mistero che tra Anthony Ilardo e il cantante neomelodico siciliano Niko Pandetta intercorra una forte amicizia. Pandetta, di recente condannato a 6 anni e 8 mesi per spaccio di droga, più volte è finito nell’occhio del ciclone, proprio per “la simpatia” espressamente manifestata verso il mondo mafioso. “L’ispiratore” dei suoi versi è zio Turi, alias Salvatore Cappello, un boss di rilievo della mafia catanese, condannato al carcere a vita. Un boss che ha saputo imporre la sua egemonia con le armi, preservandola anche negli anni di detenzione grazie a Maria Rosaria Campagna, la fedele compagna che ha continuato a esercitare il potere del boss guidando la cosca proprio da Napoli e curandone gli affari milionari, assicurandogli uno stipendio di 10.000 euro al mese. Questa la busta paga del capomafia Salvatore Cappello, condannato in via definitiva all’ergastolo e detenuto a Napoli, ma pur sempre il capo indiscusso della sua cosca.
Nel video che vi proponiamo, Pandetta e Ilardo, comodamente seduti su un divano, propongono una serie di hit che inneggiano alla latitanza, all’omertà e alla malavita, oltre al “brano-tormentone” contro i collaboratori di giustizia.
Infine, vi proponiamo un “video rubato” che immortala una delle tante esibizioni di Anthony in uno dei tanti rioni di Ponticelli in balia della camorra, dove a balzare all’occhio è il senso di esaltazione che i versi dei brani che strizzano l’occhio alla malavita sortiscono su quel pubblico, letteralmente in visibilio dinanzi all’esibizione del cantante.