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Cento grandi lupi invadono la piazza del Municipio di Napoli

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
6 Novembre, 2019
in Arte & Spettacolo
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Cento grandi lupi invadono la piazza del Municipio di Napoli
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liu-ruowang-foto-di-michele-stanzione-min La piazza del Municipio di Napoli, cuore istituzionale della città, ospita dal 14 novembre la grandiosa opera di Liu Ruowang, trasformandosi in una grande galleria a cielo aperto. Un aggressivo branco di cento lupi  – fusioni in ferro, ognuna del peso di 280 kg. – che minaccia un impotente guerriero è l’allegoria con cui l’artista cinese rappresenta la dura risposta della natura alle devastazioni compiute dall’uomo, stigmatizzando l’incontrollabile processo di antropizzazione dell’ambiente.

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Organizzata e curata da Matteo Lorenzelli, animatore della storica galleria milanese Lorenzelli Arte, con la collaborazione di Milot e promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, la mostra, allestita nella piazza fino al 31 marzo 2020, propone una riflessione critica sui valori della civilizzazione e sulla grande incertezza in cui viviamo oggi, per contrastare il rischio di progressivo e irreversibile annientamento del mondo attuale.

Liu Ruowang (1977) è uno dei maggiori artisti contemporanei della Cina. Scultore e pittore, il suo è un percorso originale che si basa su un bagaglio socio-culturale ben preciso, collocato nel solco della tradizione cinese che ha saputo testimoniare grazie all’universalità del suo linguaggio artistico nel quale ha ben amalgamato elementi trasversali con aspetti peculiari della sua tradizione. Partendo dalla considerazione che la storia dell’uomo è anche la storia del suo rapporto con la natura, l’artista cinese affonda la sua ricerca, da un lato, nella cultura del lessico e del pensiero del suo paese e, dall’altro, in quella occidentale, attraverso richiami alla fluidità della nostra società globalizzata, con cui diamo luogo alla continua moltiplicazione d’identità all’interno di dimensioni sia reali che virtuali. La dimensione filosofica di Liu Ruowang è anche una vera e propria denuncia dei rischi provocati dalla perdita dei valori umani, mortificati dal sistema oppressivo della vita contemporanea, teatro di dolore e violenza, luoghi contaminati dalle prevaricanti mitologie di massa.

L’installazione Wolves Coming, già esposta due volte in Italia – nel 2015 alla Biennale di Venezia nel Padiglione di San Marino e, sempre nello stesso anno, a Torino, nella sede dell’Università, inscenando in entrambe le occasioni una chiara denuncia contro l’indifferenza verso le arti e la cultura – è frutto della produzione dell’ultimo decennio che va considerato a pieno titolo il periodo della sua maturità artistica. La sua spiccata propensione per le grandi dimensioni fa sì che le sue opere sfiorino la monumentalità senza però costituire una presenza ingombrante né ostacolare la percezione del contesto circostante. Le forme, grazie ad uno studiato impatto scenico e al continuo dinamismo, vengono avvertite come attori di passaggio che occupano lo spazio senza appropriarsene, con un senso ciclico del moto che ripropone scene e suggestioni nel continuum temporale. I lavori sono presentati in gruppi – afferma l’artista – perché la ‘pluralità’ è il tipo di forma e di forza di cui ho bisogno quando sono intento ad esplorare la relazione tra l’essere umano e l’ambiente, anche alla luce del fatto che la Cina è da tempo un paese che porta avanti uno spirito collettivista. Creare i miei lavori in serie o gruppi corrisponde per me a un linguaggio strutturale del mio fare artistico che supera il linguaggio scultoreo.

Non è necessario conoscere la cultura cinese per apprezzare il lavoro di Ruowang perché, nonostante sia radicato nell’immaginario tradizionale della sua terra, possiede energia e forza che lo rende comprensibile a tutti. Dietro la monumentalità dell’installazione, inoltre, c’è un aspetto caro all’Oriente quanto all’Occidente, perno centrale di tutta la produzione di Liu Ruowang e cioè la capacità di polarizzare l’ambiente e lo spazio attraverso una narrazione semplice e sublime, che adatta i toni epici del mito nel contesto dell’odierna civiltà globalizzata dove la coscienza artistica è sensibile ai problemi della società contemporanea, dominata dal progresso scientifico e tecnologico, sempre più in conflitto con l’ordine naturale. Wolves Coming rappresenta quindi una vera e propria critica nei confronti di un mondo votato all’autodistruzione e i lupi sono in definitiva un grido disperato alla salvaguardia ambientale di tutto il nostro pianeta.

Molti sono i lavori di Liu Ruowang dedicati al mondo animale, dove la coscienza artistica si mostra sensibile ai problemi della società contemporanea: primati, figure antropomorfe, buffi colombiformi estinti e tante creature fiere e selvagge come quelle  ritratte nelle enormi tele dipinte ad olio. I soggetti dapprima rappresentati come costretti in una posa immota, afoni e ricchi solo di un ‘suono muto’, – sottolinea Luca Massimo Barbero – sono in realtà degli agitatori di coscienza, degli inevitabili segnali di allarme, di una transitorietà dell’uomo e del Mondo che li scuote dalla loro immobilità di materia (il clamore del bronzo, il suono del metallo) e ci trasmette la complessità dell'”essere al mondo”.

 

 

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