Tso, contenzione e abusi: di questo si parlerà durante l’incontro dal titolo “Legati al letto” organizzato sabato 26 ottobre alle ore 17,30 al Teatro Tram (Via Port’Alba), dove da ieri è in scena “Il maestro più alto del mondo”, spettacolo di Mirko Di Martino con Orazio Cerino che racconta le ultime 87 ore di Franco Mastrogiovanni, maestro elementare del Cilento morto all’ospedale di Vallo della Lucania 10 anni fa durante un Trattamento sanitario obbligatorio. Lo spettacolo (in programma fino al 3 novembre) gode del patrocinio di Giffoni Experience e della Presidenza del Consiglio della Regione Campania, Amnesty International e il Forum dei Giovani della Regione Campania.
All’incontro saranno presenti Gerardo Romei, Comitato Direttivo Amnesty International Sezione Italiana, Massimo Romano, giornalista di NapoliToday e Mirko Di Martino, autore e regista dello spettacolo e direttore artistico del Teatro Tram. Dopo l’incontro, come da calendario, alle 19 andrà in scena una nuova rappresentazione dello spettacolo “Il maestro più alto del mondo”.
“Le autorità pubbliche dovrebbero rispettare la dignità delle persone sottoposte alla loro custodia – dice Gerardo Romei -. Troppo spesso, invece, quella custodia diviene l’occasione per commettere gravi violazioni dei diritti umani. Come nel caso di Franco Mastrogiovanni, morto a causa di una tortura “travestita” da Trattamento Sanitario Obbligatorio, che sarebbe stato possibile fermare se solo una delle tante persone che per 87 ore ebbero a che fare con lui si fossero interrogate su cosa stava accadendo”.
“Sono passati dieci anni dalla morte di Mastrogiovanni, i medici e gli infermieri che lo avevano in cura (si fa per dire) sono stati processati e condannati – dice Mirko Di Martino – ma il Trattamento Sanitario Obbligatorio è ancora lì, sempre più vivo, sempre più utilizzato: in tutta Italia, dal Nord al Sud, si susseguono le tragiche morti di pazienti ricoverati in ospedale con la forza. Sono casi eccezionali, certo, ma che non dovrebbero accadere in nessun caso: sono il frutto di un sistema sanitario che sceglie la via più sbrigativa, che teme il malato e lo riduce a “cosa” da gestire. Ma è lecito obbligare qualcuno a ricevere cure mediche che non vuole?”.
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