Dopo più di 30 anni apre al pubblico il ‘Cantiere open’ della Casa del Bicentenario; ai visitatori si aprono le porte della dimora per entrare in alcuni ambienti di un gioiello di vita domestica antica, nonché laboratorio di conservazione per il futuro. Dopo il successo delle precedenti esperienze, diventa stabile il progetto di condivisione del dietro le quinte dei cantieri di conservazione messo in atto dal Parco Archeologico di Ercolano.
Il progetto è condotto congiuntamente dal Parco Archeologico di Ercolano, il Parco Archeologico di Pompei, l’Herculaneum Conservation Project e il Getty Conservation Institute.
Sono Intervenuti: il Direttore Generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta, il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, il Direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, il Sindaco del Comune di Ercolano, Ciro Buonajuto, il Presidente dell’Istituto Packard Beni Culturali, Michele Barbieri, il Responsabile dell’Herculaneum Conservation Project, Jane Thompson, per il Getty Conservation Institute, conservatore restauratore Leslie Rainer. HA CHIUSO I LAVORIa chiuso i lavori l’on. Ministro per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.
All’inaugurazione sono stati invitati dal direttore dei rappresentanti della comunità locale di Via Mare.
Il ‘Cantiere open’ della Casa del Bicentenario sarà aperto stabilmente al pubblico del Parco a partire dal 24 ottobre 2019.
La Casa del Bicentenario si trova nel centro dell’antica Ercolano, affacciata sulla strada principale a pochi passi dal Foro e dal teatro. Lo scavo, avvenuto negli anni tra il 1937 e il 1939 sotto la guida di Amedeo Maiuri, mise in luce questa importante domus sviluppata su tre piani ed estesa per una superficie complessiva di circa 600 mq. La scoperta della casa, che deve il suo nome ai festeggiamenti collegati all’anniversario dell’avvio degli scavi della città antica di Herculaneum, finì per attirare l’attenzione del mondo intero. Dopo 2000 anni, un’abitazione di lusso, affacciata sul Decumano massimo e vicina alla principale piazza cittadina, apriva i suoi battenti, svelando la propria storia, ma anche il volto della città e dei suoi abitanti negli anni che precedettero l’eruzione grazie ad alcune straordinarie scoperte.
La Casa, purtroppo chiusa al pubblico dal 1983 a causa di dissesti di ordine strutturale, riapre grazie all’importante tappa della programmazione congiunta tra Packard Humanities Institute, e il nuovo Parco Archeologico di Ercolano.
Studi, ricerche e interventi di conservazione e manutenzione si sono susseguiti negli ultimi dieci anni all’interno di una strategia complessiva che ha l’obiettivo del restauro totale dell’intero edificio senza rinunziare alla fruizione, anzi, cogliendo l’opportunità per realizzare un laboratorio all’aperto in cui coinvolgere il pubblico.
La ormai consolidata collaborazione pubblico – privata con la Fondazione Packard ha creato un clima di positivo interesse che ha attratto anche altre prestigiose istituzioni internazionali quali il Getty Conservation Institute (GCI) che, proseguendo con entusiasmo una collaborazione avviata nel 2011, sta contribuendo a restituire al pubblico il tablino della casa in una fase di conservazione ancora più avanzata con un progetto pilota e specifici studi in questo ambiente tra i più interessanti della dimora.
La domus del Bicentenario è stata scelta per un percorso conservativo innovativo, nel quadro del consolidato sentiero collaborativo sopra menzionato che si è tradotto nel’Herculaneum Conservation Project (HCP), di cui il sito di Ercolano e la sua amministrazione si fregiano da quasi un ventennio.
Questa domus infatti aveva rappresentato, all’epoca degli scavi novecenteschi, uno dei tasselli più significativi di una campagna di restauro mirata a trasformare il sito archeologico in una città museo.
Con spirito simile, ma modalità diverse, l’HCP ha affrontato la sfida del restauro a partire dal 2010 in stretta collaborazione con la ex Soprintendenza Archeologica di Pompei, e ora con il Parco Archeologico di Ercolano, creandovi un laboratorio permanente di restauro, a beneficio dell’intera città antica. La casa infatti è esemplificativa delle sfide che questo prezioso e fragile sito archeologico affronta oggi: delicati elementi lignei carbonizzati, strutture in parte originali e in parte ricomposte, in un delicato equilibrio statico voluto da Maiuri per fini scenografici, affreschi e mosaici trattati innumerevolmente nel corso di quasi un secolo dal disseppellimento.
Aprendo le porte della domus oggi non si ritrova solo la meraviglia di riscoprire ambienti e decorazioni celati al pubblico dal 1983, ma anche una modalità diversa di comprendere il processo di tutela, interagendo con gli specialisti e vedendo gli sforzi in atto per recuperare quanto, salvato una prima volta, rischiava di andare nuovamente perduto. Un appello alla partecipazione di tutti a prendere parte a tale processo, muovendosi con cautela e apprezzando i lavori in corso, più che osservando un restauro ‘perfetto’.
Il visitatore potrà esaminare ancora una volta l’audace sistema ricostruttivo messo a punto negli anni ‘30 del Novecento da Amedeo Maiuri e recuperato con il progetto appena concluso, che permetteva (e permette) ai visitatori di godere della vista delle partiture decorative superiori da piano terra e anche dalla strada. Potrà entrare nel sontuoso atrio e analizzare la copertura a compluvio che, deformata sotto la spinta della coltre di fango vulcanico che seppellì la città nel 79 d.C., è stata ricostruita nel corso del 900 più volte con grande difficoltà, a causa del disassamento delle falde. Potrà vedere ponteggi e stazioni di monitoraggio montati nel tablino, a beneficio della conservazione di lungo termine dei delicati affreschi. Potrà anche osservare una porta scorrevole in legno carbonizzato e immaginare le sfide che ancora attendono i tecnici impegnati a mettere a punto una soluzione innovativa adeguata per costruirle intorno una nuova teca. Potrà entrare nel peristilio della casa e osservare il lavoro in atto per consentire di nuovo l’accesso al primo piano nel retro della casa e alla ‘croce’ creduta cristiana.
Uscendo da questa domus infine il visitatore di domani potrà interrogarsi sulle difficoltà da fronteggiare per restituire al pubblico una struttura così articolata e fragile, in un sito scavato quasi un secolo fa, visitato giornalmente da migliaia di persone e sito in un’area a forte rischio sismico e idrogeologico.