Ricci neri, estro e grazia metropolitana. È Donix, alias Donatella Scarpato.
Già frontwoman del combo La Pankina Krew, già partner al canto sia nel disco Bassi per le masse sia nel successivo tour di Luca ‘O Zulù Persico – frontman della storica 99 Posse – è un astro della scena urban*hip hop*soul di Napoli. Nel nuovo episodio solista, In cerca di …, che segue ai singoli 2.13 e Flamenco, l’artista originaria dei quartieri a Est del golfo sperimenta una miscela inebriante che pulsa di beat black e psichedelia figlia della club culture. Miscelati con maestria dal producer Oluwong. Il brano esce ufficialmente il 23 ottobre 2019, è accompagnato dal videoclip diretto da Michele Pesce by WeLikeTheFish ed è ambientato anche nel quartiere d’origine di DONIX.
In cerca di … è un viaggio introspettivo che, però, esprime la fisicità romantica del dancefloor e la verve di chi scopre e asseconda le proprie emozioni. “La nuova canzone – dichiara DONIX – racconta una crisi. Di identità e di affetti. È la sintesi di un guado interiore sul piano familiare, amoroso e artistico. Sia l’equilibrio emozionale o sia lo zenit creativo, si cerca sempre quel che ti porta benessere, felicità, gioia musicale. Questo nuovo singolo esplora, nel testo e nel suono, una lunga fase di ricerca verso uno stato di positività. Dopo anni di musica e collaborazioni il mercato ti fa sentire sempre un’emergente. E tu rifletti e rimugini: “Mica avrò sbagliato strada?!”. Al contrario, ogni giorno di più sono cosciente che la musica è la mia strada e il mio linguaggio”.
L’atmosfera ritmica di questo singolo fa convivere un’onda black e tentazioni club culture. Un crocevia che nasce da lontano: “Un po’ dai miei ascolti – aggiunge l’artista partenopea – e un po’ dal mix delle mie multiple esperienze. Nasco cantante hip hop ma sono stata una clubber a lungo. Ho lavorato nei locali, facendo la bartender nelle serate dance. Del resto ho iniziato molto presto a vivere la notte per andare a ballare ovunque. È un universo che mi appassiona e mi appartiene tutt’ora”. Il suo mood espressivo è un cocktail che miscela Napoli e il dancefloor con stile spudorato. “Ho un feeling intenso con la storia della nostra canzone. Io scrivo anche in lingua napoletana. Ascolto tutto quanto viene pubblicato oggi, essendo curiosa, e sono attenta a cosa si muove attorno a me. Di sicuro coloro che ho ascoltato di più e che hanno influenzato la mia scrittura sono Pino Daniele, Enzo Avitabile e Enzo Gragnaniello. Senza dimenticare Mia Martini: lei sentiva le canzoni in modo speciale, è un insegnamento raro per capire come si possono pronunciare le parole quando interpreti una canzone a cui tieni”.
“Ho iniziato a cantare da bambina – puntualizza la cantautrice originaria del quartiere Ponticelli – le canzoni di Pino Daniele, Mina, Anna Oxa, Lucio Battisti, Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori. I classici della scuola italiana. Alle medie ho scoperto il rap e il soul mentre studiavo musica classica. In particolare il flauto traverso per tre anni – eseguendo suite di Beethoven, Mozart e persino Battisti e i Beatles – ma l’ho abbandonato perché desideravo cantare. Ho incontrato giovani artisti che facevano freestyle e ho conosciuto i dischi di Lauryn Hill e Erykah Badu. Frequentando i party hip hop, e quelli techno-deep house, ho elaborato tanti desideri. E allora mi ritengo una schizofrenica della musica. Non riesco a stare limitata in un solo segmento espressivo. Con la Pankina Crew ho realizzato due dischi di soul-blues-funk-rap. E, più di recente, ho interpretato da solista il pop-rock di Un ricordo, un brano degli Alunni del sole. Così come in precedenza avevo fatto un remix di Che m’he fatto degli Showmen. In particolare in questa produzione (sempre con la Pankina e in collaborazione con l’ex Articolo 31 Dj Jad) abbiamo anche trasformato le liriche del pezzo aggiungendo rime e strofe nuove”.
Dopo 2.13 e Flamenco siamo ora al terzo singolo solista. È il naturale viatico all’album, anche se il mercato va in tutt’altra direzione e punta sui singoli brani come fossero proiettili-letali. “In cerca di … – con la produzione di Oluwong – e i precedenti due singoli saranno di sicuro inclusi nell’album. Penso che un’artista – sostiene DONIX – debba comprendere il momento storico in cui realizza e pubblica i suoi progetti. Prima si stampava il disco, ora le canzoni si divulgano in digitale una per volta. Dalla militanza nella crew della Pankina adesso mi sto muovendo in veste solista e ne sento la responsabilità. So già che anche l’album sarà schizofrenico e ne sono felice. Io lavoro tanto in studio: cerchiamo le melodie, le rime, i beat, senza costringerci in un canone. Sono pur sempre una cantante nata ai margini che si sente perfettamente a suo agio pure quando fa jam session di jazz”.