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Trema la camorra di Ponticelli: si è pentito Tommaso Schisa, figlio della “pazzignana” Luisa De Stefano

Luciana Esposito di Luciana Esposito
2 Ottobre, 2019
in Cronaca, In evidenza
0
Trema la camorra di Ponticelli: si è pentito Tommaso Schisa, figlio della “pazzignana” Luisa De Stefano

Tommaso Schisa

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14237583_314097605607360_3823671500434667107_n Clamoroso colpo di scena tra le trame della camorra di Napoli est: Tommaso Schisa, 28 anni, figlio dell’ex affiliato al clan Sarno, Roberto Schisa, e della “pazzignana” Luisa De Stefano, di recente condannata all’ergastolo per l’omicidio Colonna-Cepparulo, ha deciso di passare dalla parte dello Stato, diventando un collaboratore di giustizia. 

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Tommaso Schisa, detto “o’ muccusiello”: aveva 25 anni quando nel settembre del 2016 fu arrestato dai carabinieri di Marigliano, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di sorveglianza di Napoli.
Un arresto che scaturì dall’aggravamento della libertà vigilata a cui Schisa era stato sottoposto dal dicembre 2015, quando fu scarcerato dopo un periodo di detenzione in carcere per omicidio: nel novembre del 2007, appena 16enne, venne condannato a 16 anni di reclusione per aver ucciso a sangue freddo Umberto Improta, un ragazzo di 27 anni, vittima innocente della criminalità, al culmine di una lite insorta per futili motivi all’esterno di un bar di San Giorgio a Cremano, tra i rampolli del clan Sarno e un gruppo di ragazzi, estranei alle dinamiche camorristiche.
Numerose le violazioni compiute dal giovane e segnalate dai carabinieri all’autorità giudiziaria: mancava di presentarsi sul posto di lavoro, frequentava soggetti pregiudicati, non rispettava gli orari di rientro a casa che un libero vigilato dovrebbe osservare.

Arrestato per l’ennesima volta il 10 luglio 2018, nell’ambito di un’operazione che fece scattare le manette per diversi membri della cosca legata a Luigi Esposito detto ‘o sciamarro e condannato a 13 anni di reclusione lo scorso luglio, sarebbero diverse le motivazioni che hanno portato il giovane cresciuto a pane e camorra a prendere questa drastica decisione.

In primis, l’ergastolo incassato dalla madre e che avrebbe gettato il giovane in un forte senso di sconforto ed abbandono, soprattutto sotto il profilo economico. In effetti, “le pazzigane” del Rione De Gasperi, nonostante il ritorno in auge degli ultimi anni, non dispongono attualmente di capitali importanti. Anzi, attualmente pagano il prezzo dello sperpero di denaro che ha contraddistinto proprio il breve periodo “roseo”, marcato da sfarzo ed ostentazione, vedendosi così costrette a fronteggiare l’oggettiva impossibilità di mantenere i familiari in carcere.

La mancanza di quel denaro che ti permette di alleviare le pene detentive e che soprattutto ti consente di troneggiare sugli altri detenuti, preservando anche dietro le sbarre la fama e lo spessore del camorrista che conta, hanno quindi notevolmente inciso sulla decisione del giovane Schisa. Una decisione destinata a ridisegnare le sorti dei clan di Napoli est: il giovane è a conoscenza di tante informazioni legate ai clan di Marigliano, – suo comune di residenza – ma è ferrato anche e soprattutto sulle dinamiche dell‘alleanza che ha visto la sua famiglia legarsi ai De Luca Bossa del Lotto O – un tempo acerrimi nemici – e ai Minichini-Rinaldi di San Giovanni a Teduccio. 

Un giovane osannato e acclamato dai piccoli di casa Schisa-De Stefano e dagli altri giovani legati alla famiglia delle “pazzignane” del Rione De Gasperi di Ponticelli che in lui vedevano il modello camorristico new style al quale ispirarsi e che, in effetti, scegliendo di allearsi con lo Stato, infligge anche una lezione socio-culturale alla “nuova camorra”, quella fatta dalle mamme-boss e dai baby-camorristi: questa generazione di giovani camorristi, cresciuti covando odio e rancore verso i pentiti del clan Sarno e galvanizzati dal motto “torneremo più forti di prima”, non dispone della forza di nervi e della tempra necessarie per affrontare lunghi periodi di detenzione. I giovani viziati dalla camorra, sono abituati al lusso e agli sfarzi, agli eccessi e alle stravaganze e soprattutto a disporre di soldi facili e sempre a portata di mano, senza tralasciare il mix di esaltazione ed onnipotenza che gli deriva dal letale connubio tra l’uso di sostanze stupefacenti e il possesso di armi da fuoco.

Il giovane Schisa, cresciuto senza padre per volere dei collaboratori di giustizia dell’ex clan Sarno che con le dichiarazioni rese decapitarono sensibilmente la sua famiglia, privando sua madre ed alcune zie dei mariti, costretti a scontare pesanti pene in carcere, verbalizzando tutto quello che sa sui clan di Napoli est, può scrivere lo stesso destino nelle vite di tanti affiliati dando il via ad una nuova era camorristica, andando a generare un nuovo vuoto di potere che può prospettare epiloghi inimmaginabili allo stato attuale. Inoltre, il gesto di Tommaso Schisa potrebbe generare un vero e proprio valzer di pentimenti, proprio come accadde quando i fratelli Sarno iniziarono a passare dalla parte dello Stato. 

Ne sono consapevoli “le pazzignane” e i familiari di Tommaso Schisa ancora alla guida del timone del clan e che fino all’ultimo istante hanno tentato l’ultima virata per non naufragare, cercando in tutti i modi di convincere Tommaso Schisa a rivedere la sua decisione e tornare sui suoi passi, senza rinnegare la famiglia che, di fatto, vedrebbe compromessa e non poco l’alleanza con i De Luca Bossa, raggiunta pagando un prezzo altissimo. Proprio tra le file del clan del Lotto O potrebbe registrarsi la prima reazione importante in risposta a questo pentimento: non è da escludere che Anna De Luca Bossa, di recente condannata all’ergastolo insieme alla madre e alla zia di Tommaso Schisa e ad altre 5 persone, potrebbe aggiungere le sue dichiarazioni a quelle del giovane rampollo di casa Schisa. La lady-camorra del Lotto O, in effetti, di recente aveva già manifestato questa volontà, ma i parenti sono riusciti a convincerla a rivedere le sue scelte e accettare la carcerazione, senza rinnegare la famiglia, il clan, le leggi del sistema. Tuttavia, la consapevolezza che dovrà trascorrere il resto della vita dietro le sbarre, alla quale si aggiungerà il turbinio di emozioni contrastanti derivanti dal pentimento del giovane Schisa, potrebbero indurre la sorella di Tonino ‘o sicco a pentirsi.

Il giovane ha definitivamente tagliato i ponti con il passato, auspicando l’inizio di una nuova vita che, inevitabilmente si tradurrà nell’inizio di una nuova era camorristica a Napoli est.

Per scoprire quale destino si profilerà nelle loro vite, in seguito alle dichiarazioni rese da Tommaso Schisa, agli alleati delle pazzignane non resta da fare altro che aspettare.

 

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