Il cognome “Sarno” torna nel mirino degli inquirenti che durante la mattinata odierna, giovedì 18 luglio, hanno messo la firma su un’importante operazione.
A finire sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e della Dda, due aziende che sarebbero state finanziate con i proventi illeciti del clan Sarno di Ponticelli, decapitato nel 2009, in seguito al pentimento dei fratelli Sarno e di alcuni affiliati che ricoprivano un ruolo di spessore all’interno dell’organizzazione che seppe imporre la sua egemonia criminale in diverse aree della città di Napoli, oltre che in diversi comuni del vesuviano.
Proprio nell’area vesuviana, secondo quanto emerso dall’indagine che ha portato al sequestro di un’azienda casearia e di una concessionaria di autovetture di pregio, il clan Sarno avrebbe investito i soldi da ripulire.
Un 61enne e un 36enne, padre e figlio che dichiaravano redditi modesti, ma riconducibili all’azienda casearia e alla concessionaria di autovetture di pregio riconducibili alla cosca del Rione De Gasperi: secondo gli investigatori sarebbero gli esponenti di spicco del disciolto clan Sarno, che gestiva le attività illecite a Sant’Anastasia e nei comuni limitrofi.
I beni del valore di circa due milioni di euro, ritenuti il frutto dell’attività di riciclaggio del clan Sarno, sono stati sequestrati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna. Secondo quanto è emerso dalle indagini coordinate dalla DDA, le aziende intestate a prestanome, sono state affidate a un amministratore giudiziario, senza facoltà d’uso. Il decreto di sequestro patrimoniale è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli.