Si può fermare il tempo? Di certo no, si può tentare di immortalarlo con un’immagine o altro, ma i granelli di sabbia scorreranno comunque attraverso la clessidra. Oppure forse si può, in maniera rivoluzionaria ed in parte anche cinica, cristallizzando l’attimo in una riflessione sul cambiamento, sulla comprensione del fenomeno di trasformazione ridicolizzando quest’ultimo o ancora sottolineandolo. Questa quella che sembra essere una delle prerogative e riflessioni di Food Distribution, un progetto nato dalla spinta artistica di Daniele Ciprì e Davide Scognamiglio “Food Distribution è un contenitore -dice Davide Scognamiglio- per delle riflessioni artistiche sulle trasformazioni urbane tramite il mezzo della fotografia e del disegno luci”. Food Disribution è parte del Napoli Teatro Festival già dall’anno scorso quando con un altro progetto, Disegno Luci Urbano, hanno realizzato un’istallazione artistica a vico Maiorani a Napoli, una riflessione sulla gentrification ed il turismo partendo dall’epicentro del vico. Quest’anno Food Distribution torna con Amnistia, un progetto artistico che come l’anno scorso parte dal laboratorio di luci, ma che quest’anno coinvolge la cittadinanza del luogo ancora di più con l’aggiunta del laboratorio teatrale ispirata a Cechov e con l’intento di aprire al pubblico una realtà di disagio, degrado e abbandono: quella del Rione de Gasperi a Ponticelli. La performance finale si terrà il 30 giugno 2019 alle 21 al Rione De Gasperi di Ponticelli (Napoli). Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
“Il termine ‘Amnistia’, all’interno del nostro progetto, viene inteso come: sospensione del giudizio da parte di sé stessi prima che dagli altri, perché soltanto guardando negli occhi una persona, senza giudicarla, sarà possibile un’apertura tra le parti e, questa apertura, secondo me, può avvenire solamente tramite l’arte”, spiega il direttore artistico Davide Scognamiglio.
Lo spettacolo teatrale Amnistia è stato realizzato con il disegno luci di Davide Scognamiglio e gli allievi del laboratorio sulla luce svoltosi al Rione dal 10 al 19 giugno, sotto la regia di Adriana Follieri, insieme agli abitanti del Rione e agli attori e alle attrici del laboratorio teatrale integrato svoltosi al Rione dal 15 al 26 giugno. Per il secondo anno l’associazione Manovalanza torna con il progetto Foodistribution, questa volta insieme all’aiuto regia e alla collaborazione artistica di Antonio Testa e agli elementi di scena a cura di Emanuele Perelli. La regista, Adriana Follieri, ha rilavorato il testo del giardino dei ciliegi di Cechov, commedia del drammaturgo russo dei primi del Novecento che affronta il tema dei cambiamenti che avvengono sugli individui in funzione dei cambiamenti sociali e del mondo nel quale vivono.
Lo spettacolo prende vita nel quartiere di Ponticelli a Napoli est, in particolare nel Rione De Gasperi, un microcosmo urbano concepito dagli americani ed all’americana: un mondo che al suo interno era autosufficiente, case commerci, svago. Ma che la camorra ha, per vent’anni, scelto come bastione, e questo fino al 2010 e la campagna massiva di arresti. Amnistia è quindi una riflessione su questo mondo, con le contraddizioni e le meraviglie, incagliato da qualche parte tra futuro e presente, sull’orlo del paradosso. “Lo spettacolo sarà tutto in esterna – continua Benedetta Parenti – sui balconi, per le strade. Un coinvolgimento totale dello spazio”.
“Per quanto io sia originario di Ponticelli il Rione de Gasperi non è un luogo che conoscevo – continua Davide Scognamiglio – non è il luogo dove ci si va a fare una passeggiata. È un luogo chiuso. Emiliano Esposito, dottorando in Studi Urbani, mi aveva chiesto di scattare dei ritratti degli abitanti del rione da allegare alla sua tesi. Da lì è poi partita la riflessione per il progetto Amnistia”.
Un rione difficile e la volontà di far emergere l’interesse artistico sia del progetto che della narrazione, questi i motori per Amnistia. “Lo spettacolo è stato realizzato anche grazie alla grande partecipazione della cittadinanza ai laboratori- racconta Benedetta Parenti, membro dell’organizzazione dell’evento- la partecipazione è resa possibile grazie al livello di conoscenza della cittadinanza e dei luoghi offerti da Davide Scognamiglio e da Emiliano Esposito”. Lo spettacolo è punto d’arrivo di una riflessione dislocata su diversi piani, la fotografia cinematografica, l’illuminazione ed il teatro. “Una riflessione che abbiamo voluto autentica- continua Davide- Non siamo venuti nel quartieri portando capitali, abbiamo fatto un opera di ricerca ed abbiamo proposto un percorso artistico”.
Il Rione de Gasperi fu realizzato grazie ai finanziamenti americani del Piano Marshall nell’immediato dopoguerra, una piccola fortezza chiusa ed autosufficiente, dalla chiesa all’ufficio postale, alle scuole, ai negozi. Gli edifici del rione erano stati pensati per l’edilizia popolare. Il Rione è però presto caduto sotto l’egida della criminalità organizzata. Dagli anni ’80 agli arresti massivi nel 2010 il rione è stato controllato dalla famiglia Sarno, allontanandosi sempre di più dalle istituzioni ed alla legalità, il “fortino” di affiliati e indiretti contava circa 6000 uomini. Quando la bolla camorristica è esplosa il bilancio era tragico, bisognava confrontarsi per la prima volta con la legge dello stato, con i doveri e i diritti. La legge italiana (decreto Lupi del 2014), dice che affiliati e occupanti non hanno diritto ai nuovi alloggi, interi palazzi si sono svuotati quasi interamente, una luce qui e là a segnalare chi è restato, a torto o ragione, indietro.