Quarantamila manoscritti, quattrocentomila edizioni a stampa, diecimila libretti d’opera. Sono alcuni dei numeri mastodontici della Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli che conserva in oltre 1500 mq di spazio un patrimonio assolutamente unico al mondo di manoscritti, stampe rare musicali, libretti d’opera e documenti accumulati in oltre trecento anni di storia. “Un patrimonio simile deve essere preservato e reso fruibile a tutti attraverso un grande progetto di digitalizzazione”. Si è aperto con questa proposta dello scienziato Marco Salvatore l’incontro de “Il Sabato delle Idee” dedicato a “L’educazione musicale in Italia oggi”. Una proposta subito raccolta da Michele Nitti, direttore d’Orchestra e membro della Commissione Parlamentare Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, che al termine dell’incontro, visitando la Biblioteca, l’Archivio Storico e il Museo degli strumenti del Conservatorio napoletano, accompagnato dal direttore del Conservatorio, Carmine Santaniello, si è impegnato a mettere quest’idea all’ordine del giorno dei lavori della Commissione .
Ma c’è di più, perché Nitti ha illustrato in maniera sistemica l’impegno politico e legislativo della maggioranza di governo sul tema dell’educazione musicale nel sistema scolastico italiano. “L’educazione musicale offre un contributo pedagogico indispensabile alla formazione dell’individuo – ha spiegato Nitti – e deve essere strutturata, perciò, come una filiera formativa complessiva che parta dalla scuola dell’infanzia e arrivi fino alla scuola secondaria superiore”. Con questo obiettivo il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle sta lavorando ad una proposta di legge per l’introduzione dell’educazione musicale nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia e lo stesso Nitti è il promotore di una proposta di legge per l’introduzione della Storia della musica nelle scuole secondarie superiori.
Due grandi novità salutate con grande favore dal Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, vicepresidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che ha evidenziato come proprio il Suor Orsola rappresenti l’unico esempio italiano di questa filiera completa dell’educazione musicale con il lavoro sperimentale del suo Istituto Scolastico, che parte dalla scuola dell’infanzia e arriva fino ai licei (dove la musica fa parte del piano curriculare sia del liceo artistico che di quello coreutico), e con il lavoro dei percorsi accademici nel settore delle Scienze della formazione e delle Scienze pedagogiche all’interno dei quali i futuri insegnanti si formano anche attraverso numerosi laboratori dedicati alla musicologia e alla storia della musica.
In platea molti insegnanti non solo del Conservatorio ma anche di alcuni istituti scolastici napoletani dove in via sperimentale la musica fa già parte del piano curriculare anche laddove non è specificamente previsto a livello ministeriale come hanno raccontato Luciana Mazzone dell’Istituto Marino Santa Rosa di Ponticelli e Giorgia Fiore dell’Istituto Comprensivo ad indirizzo musicale “Giovanni Falcone” di Pianura.
Applausi scroscianti per l’esibizione musicale del Coro di voci bianche del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella diretto da Antonio Berardo con un estratto dalla favola “Il nano del bosco” di Massimiliano Sacchi. Poi il ruolo della musica nella formazione del cittadino e le criticità dell’educazione musicale nel sistema scolastico italiano hanno accompagnato anche gli interventi di Elio Boncompagni, già direttore all’Opera Nazionale di Bruxelles, Marta Columbro, vicedirettore del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, Paolo Isotta, professore emerito di Storia della Musica del Conservatorio San Pietro a Majella, Paologiovanni Maione, docente di Storia della Musica del Conservatorio San Pietro a Majella, Angelo Meriani, professore ordinario di Letteratura greca all’Università degli Studi di Salerno, e Pasquale Scialò, docente di Musicologia all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Di grande suggestione l’intervento di François Delalande, direttore delle Ricerche musicali dell’INA di Parigi, che ha fatto ascoltare alcuni esempi di educazione al gusto e alla sensibilità musicale che in Francia inizia già dai bambini di tre anni.