Lunedì 8 aprile alle ore 10, nella sede della Fondazione Banco di Napoli, in Via Tribunali 213, si terrà un dibattito con autorevoli relatori sul tema ‘La giurisdizione tra poteri e comunità’. Lo spunto della riflessione è dato dal libro ‘Magistratura e società nell’Italia repubblicana’ scritto dal magistrato Edmondo Bruti Liberati, ex Procuratore Capo di Milano e già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Insieme all’autore, ne discuteranno: Daniela Bifulco docente di diritto costituzionale – Università Vanvitelli; Giuseppina Casella sostituto procuratore generale Corte suprema di Cassazione già componente CSM; Alfredo Guardiano consigliere Corte Suprema di Cassazione; Aurelio Musi docente di storia moderna – Università degli studi di Salerno; Stefano Montone avvocato in Napoli; Filippo Patroni Griffi presidente del Consiglio di Stato. Coordinerà i lavori: Orazio Abbamonte responsabile attività culturali della Fondazione Banco di Napoli.
Il tema principale del dibattito parte dal presupposto che ogni giurisdizione è componente rilevante del sistema politico. Compito essenziale dell’apparato destinato all’amministrazione della giustizia sta nel garantire l’integrazione sociale, la protezione delle situazioni giuridicamente meritevoli dalle immancabili aggressioni, l’adattamento della rigidità delle regole alla molteplicità inestinguibile dell’individuale. Nel far ciò, la giurisdizione indirizza e fornisce indispensabili orientamenti per l’azione dei consociati, che devono poter confidare nella predicibilità del diritto, quando quotidianamente prendono decisioni e compiono scelte. Dunque è istituzione fondamentale e fondante. Il libro occasione per il dibattito propone una lettura della storia della magistratura italiana nell’età repubblicana, indicandone le principali incurvature, le tensioni che, in reciproco condizionamento, dall’interno e dall’esterno l’hanno attraversata, il modificarsi progressivo degli spazi occupati dai giudici. Il quadro che vien delineandosi in quelle pagine mostra una presenza del potere giudiziario nei dibattiti pubblici – e nei rapporti sociali – almeno a far data dalla metà degli anni ’60 incomparabilmente superiore a quanto in precedenza era stato ed anche molto più intenso di quel che normalmente non accada in altre realtà politiche, pur culturalmente vicine alla nostra, o dove i giudici interpretano istituzionalmente ruoli anche di maggior centralità. Le ragioni d’una tale specificità si alimentano da radici molteplici ed hanno animato nel Paese non solo gran copia di dibattiti, bensì anche seri scontri; esse verranno considerate nel corso della discussione che la giornata di riflessioni s’è proposta di sollecitare, invitando persone che a vario titolo hanno acquisito esperienza e competenza di peculiare qualificazione. L’intento è di promuovere una riflessione critica che, senza ambire ad illusorie conclusioni, susciti un interesse non animato da corporativismi e faziosità ma retto dall’osservazione oggettivante d’un complesso fenomeno che si presta ad essere anche utile via d’accesso alla ricostruzione della storia recente italiana.
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