“Voglio testimoniare la violenza che ho subito prima di tutto come uomo e come rappresentante del M5S (…) l’atto intimidatorio e violento eseguito dal capogruppo Vincenzo Maisano nei miei confronti e nei confronti dei cittadini e del Movimento che rappresento è intollerabile.
Sono stato colpito nel punto più sensibile alla mia persona essendo stato “allontanato” dalla commissione Scuola, sport e cultura, proprio quella scuola che è la mia passione e il mio lavoro che con impegno porto ogni giorno avanti con i miei ragazzi diversamente abili ai quali cerco di rappresentare, forse ingenuamente, un mondo giusto e senza alcuna forma di violenza.
Voglio dire che non mi farò intimidire da questo atto”.
E’ solo uno stralcio della nota pubblica scritta da Paolo Barros, consigliere del Movimento 5 Stelle nel IX Municipio di Roma, all’indomani di un provvedimento che ha generato forti rumors all’ombra del Colosseo.
Il consigliere 30enne, nato da madre capoverdiana e padre della Guinea, dopo aver pubblicamente criticato il decreto sicurezza è stato rimosso dalla commissione alla quale teneva di più – scuola, sport e cultura – e nella quale faceva convergere le esperienze maturate sul campo. Dopo il percorso di studi umanistici e la passione per lo sport coltivata da giocatore di basket, Barros, all’età di 18 anni, inizia, per l’appunto a lavorare come educatore accanto ai ragazzi affetti da disabilità, coltivando al contempo la passione per la politica, nelle vesti di attivista.
Intorno al 2015 si avvicina alle ideologie del movimento pentastellato, rispecchiandosi negli ideali promossi da Grillo: “I cinquestelle negli anni in cui sono esplosi hanno portato una sorpresa, una rivoluzione, nel contesto politico italiano che è stato capace di introdurre all’interno delle istituzioni il cittadino normale. L’alleanza con la Lega, però, ha messo in discussione tante cose.”
Nel 2017, il consigliere Barros balza agli onori della cronaca, quanto il M5S al senato non vota lo Ius Soli: l’immagine che immortala la lampante delusione del consigliere pentastellato, diventa il manifesto-simbolo della politica che si rispecchia in quel sentimento di disfatta: “lo Ius Soli è una legge di civiltà, – spiega Paolo Barros – dare la cittadinanza a chi lo merita, non toglie nulla ai diritti degli italiani, ma si legittima e si migliora una condizione sociale. La politica negli ultimi anni è rimasta indietro.”
Una delusione alla quale fa eco quella maturata di recente: “Adesso il Movimento vota il decreto di sicurezza di Salvini. Personalmente lo reputo un decreto incostituzionale e immorale, destinato a generare delle autentiche bombe sociali che metteranno in stato di irregolarità oltre 700.000 persone, da qui al 2022. Parliamo di un’autentica piaga sociale. Il decreto consegna queste persone nelle mani della criminalità organizzata.”
Dichiarazioni non recepite di buon grado, unitamente alla simpatia che Barros nutre per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e che secondo il consigliere del M5S del IX Municipio capitolino sarebbero state “punite” attraverso la rimozione dalla commissione nella quale maggiormente si rispecchiava: “Lo stesso presidente Fico, sensibile al tema dell’immigrazione, ha palesato i suoi dubbi. Fico è molto vicino a De Magistris, un sindaco che ringrazio, insieme agli altri sindaci, per aver dimostrato umanità e sensibilità aprendo i porti delle loro città, ricordando che esiste ancora un’Italia solidale ed umana che non si fa manipolare dalla propaganda dell’odio che rappresenta il punto di forza di certe fazioni politiche in questo momento.
Non so in che modo siano state prese le mie dichiarazioni. Ribadisco la mia contrarietà alla legge sul decreto sicurezza e all’alleanza con la Lega. Sto dalla parte dell’umanità e della sensibilità umana.”
Un sentimento di delusione e tradimento nel quale tanti italiani che hanno votato il M5S possono rispecchiarsi: “il voto a favore del decreto sicurezza colpisce le persone che mi hanno votato, oltre il mio background e le mie origini africane, – prosegue Barros – il mio stato d’animo deriva dalla consapevolezza di far parte di un Movimento che ha approvato un decreto sicurezza che arrecherà danni al Paese e alle persone. L’Italia sta vivendo un momento difficile, animato da un forte malcontento sociale. L’economia è ferma, non c’è lavoro, ma accollare tutte queste colpe all’immigrazione e fare guerra tra poveri, mettendo uomo contro uomo, non rappresenta la soluzione più lungimirante e sensata al problema.”
L’Inkiesta ha pubblicato una lettera aperta a Salvini in cui è riportato il seguente passaggio “Meno bambini a scuola significa più baby gang nelle strade.
Meno persone che curano i loro malanni significa più contagi e potenziali epidemie.
Meno persone dentro un circuito abitativo e lavorativo legale significa più manodopera per caporali e mafie.
Esattamente, di che sicurezza parliamo?”: “Concordo pienamente, non è togliendo i diritti alle altre persone che si aumentano i diritti degli altri. La cultura è l’unica soluzione per contrastare la criminalità. Questo è un decreto “insicurezza”. Non va fatta propaganda o pro o contro l’immigrazione, senza ricordare che quasi un miliardo del Pil è frutto del lavoro degli immigrati. Non ha senso fare demagogia e populismo, non esiste un’emergenza immigrazione, ma uno sfruttamento dell’immigrazione che va controllata e regolamentata, senza creare mostri, disagi sociali, discriminazioni e fascismi. Non lasciamo che vinca la politica dell’odio, – conclude Barros – ricordiamo che l’Italia è un grande paese solidale e di cultura, frutto delle enormi influenze subite dagli altri popoli nel corso dei secoli.”