“Lontano lontano” è uno dei pezzi più noti della produzione artistica di Luigi Tenco e dà il nome allo spettacolo che venerdì 18 gennaio debutta al Teatro Tram di via Port’Alba e che fa parte della “triade” che il Tram dedica nel cartellone di quest’anno alla musica (insieme a “Io Francamente”, andato in scena a dicembre sulla vita di Franco Califano, e “Break on Trough” a marzo, che porterà sul palco la storia di Jim Morrison).
Un’insolita rappresentazione che parte dall’ultimo giorno di vita del cantautore – la cui morte, ancora oggi avvolta nel mistero, avvenne nel 1967 a Sanremo, durante il Festival della canzone italiana, quando Tenco aveva solo 29 anni – ipotizzando un immaginario seguito a quella serata: ciò che, in realtà, non ha avuto tempo di accadere. Tenco, poco prima di morire, si era esibito sul palco di Sanremo con “Ciao amore, ciao” – eliminata dal festival con 38 preferenze su 900 – dopo aver assunto un farmaco e un alcolico: fu ritrovato morto con un colpo alla tempia in una stanza d’albergo.
Lo spettacolo – accompagnato dall’esecuzione dal vivo, ad opera di Francesco Santagata, di alcuni brani di Tenco, riscritti dallo stesso Santagata – si muove distante da un ordine cronologico degli eventi, immaginando le sensazioni che si agitavano nella testa di Tenco e ripercorrendo anche alcuni momenti importanti della sua vita, come la relazione avuta con Dalida (che fu tra le prime persone a trovarlo senza vita). Francesco Luongo, cantante e attore diplomato al Centro Internazionale di Ricerca sull’Attore, darà volto e voce a un monologo in prima persona, senza la pretesa di voler diventare Luigi Tenco: un tavolo, una sedia, una voce, la sigaretta accesa e quelle domande a cui non s’è mai potuto o voluto dare voce. Quel “poi” ancora tremendamente vivo che ha reso Luigi Tenco icona immortale della musica italiana.
“Lontano lontano è anche, forse, il luogo dove crediamo sia giunto, troppo in fretta, dopo la sua morte. Un altrove in un “non tempo”, uno spazio bianco, pieno solo, probabilmente, di una dannata, straziante, illuminata poesia– dice il regista Roberto Ingenito, che ha al suo attivo collaborazioni con Nuccia Fumo, Gigi Savoia, Luigi De Filippo, Mario Santella, Ugo Gregoretti, Manlio Santanelli, Velia Magno, Ernesto Mahieux, Lello Serao e oggi lavora anche per il piccolo schermo, a “Un posto al Sole” -. Il termine “lontano” riporta immediatamente all’idea di distanza ed è quella che abbiamo voluto prendere per richiamare, senza rievocare, la figura di Tenco. Cantautore sempre moderno, a dispetto di qualsiasi stagione, che ha attraversato il tempo non sentendone mai il peso, che ha lasciato tracce di una disperata iconica poesia, senza chiederne misericordia. Il racconto schizofrenico di un musicista e di una musica, ora distorta ed eretica per i puristi, per noi oggi necessaria, per cantare e non decantare Luigi Tenco”.