L’emendamento del Decreto Dignità potrebbe portare a una svolta storica nel mondo degli scommettitori. Rischia infatti di scomparire il Totocalcio, storica colonna da 13 partite che ha fatto emozionare i giocatori per decenni. Il governo pare intenzionato ad affidare alla Sport e Salute Spa la gestione della raccolta. È soltanto l’ultimo dei cambiamenti epocali promossi dall’alleanza Lega-5 Stelle, con tutte le conseguenze che questo può comportare.
La lotta aperta all’azzardo ha portato l’Italia a passare da modello per l’intera Europa a esempio da non imitare. Negli anni precedenti il controllo dell’industria era stato progressivamente migliorato tramite il lavoro di AAMS, che ha aiutato a stringere il cerchio intorno al gioco illegale per monitorare in maniera più efficiente l’entità del fenomeno in Italia. L’aumento del prelievo fiscali sulle slot machine e sugli apparecchi è stato il primo passo verso un’inversione di tendenza, con il proibizionismo che sembra prossimo a prendere il posto del controllo ragionato tramite le leggi. Il Decreto Dignità vieta infatti ogni forma di pubblicità dell’azzardo, con tutti i limiti che questo impone a chi beneficiava degli investimenti dei gestori delle aziende di gambling.
Che la situazione fosse necessariamente da modificare era chiaro a tutti gli enti coinvolti. L’eccessiva libertà concessa alle realtà locali rischiava di limitare l’efficienza di un definitivo intervento da parte del governo centrale.
La decisione della mano pesante tuttavia rischia di penalizzare tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda, permettendo al mercato illegale di rientrare. Niente pubblicità significa togliere l’informazione e la divulgazione nei confronti dei giocatori, che non avranno più strumenti a loro difesa. Minacciare gli introiti del comparto, oltre a rischiare di causare una serie di licenziamenti, potrebbe rilanciare gli apparecchi controllati da associazioni mafiose, sfruttando la minore consapevolezza dei giocatori.
Quella dell’abolizione del Totocalcio insomma è solo l’ultima scommessa rischiosa da parte del governo, per quanto va riconosciuto che il possibile emendamento potrebbe prevedere un piccolo passo indietro. Le scommesse sportive infatti dovrebbero essere escluse dai giochi d’azzardo e inserite nei giochi d’abilità, rientrando quindi nella categoria di quelle inseribili nella pubblicità. Un piccolo passo indietro che può aiutare il settore, in un certo senso rinunciando a una totale coerenza nel programma.
La città di Napoli dal canto suo può essere molto interessata alla questione, essendo la terza in Italia per volume di gioco. Soltanto Roma e Milano infatti superano il capoluogo campano per la quantità di puntate effettuate. Rispetto alle altre zone del Paese, si registra una maggiore passione per le scommesse ippiche e sportive, con numeri da primato nazionale.
L’amministrazione in ogni caso si è sempre dimostrata inflessibile nell’applicazione delle leggi volte a contrastare il rischio che la ludopatia si possa diffondere in città. La disposizione sugli orari di apertura del Comune di Napoli vuole limitare il flusso di scommesse negli orari più interessati dal fenomeno, diminuendo l’incidenza del gioco patologico. Contro le sale che si sono rifiutate di seguire l’ordinamento è già stata emessa una maxi-multa, che dimostra come l’impegno della città non sia soltanto retorica. Bisognerà capire quale sarà la strada migliore da seguire con le novità approvate dal governo.