All’indomani dell’operazione condotta dagli agenti della Polizia di Stato di Ponticelli e che ha portato all’arresto di 10 persone, ritenute contigue ai due clan in lotta per il controllo del quartiere, il Questore di Napoli, Antonio De Jesu, ha incontrato i poliziotti del commissariato di Ponticelli che durante la giornata di lunedì 5 novembre hanno materialmente dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della D.D.A. nei confronti di 10 persone ritenute responsabili di porto e detenzione illegale di armi da fuoco, anche da guerra, e di ordigni esplosivi, di minaccia e rapina, tutti aggravati dalle finalità e dal metodo mafioso.
Il questore si è complimentato con la squadra, capeggiata da decenni dal sostituto commissario Vittorio Porcini, che nelle ore precedenti ha messo la firma sull’ennesima operazione di spessore, finalizzata a debellare la faida tra clan insorta in seguito all’arresto di 23 persone ritenute affiliate al clan De Micco.
Da quegli arresti – eseguiti dagli stessi poliziotti che hanno stretto la mano al questore di Napoli – nel novembre 2017, scaturì una faida combattuta a suon di stese e raid intimidatori e che ha visto su un fronte i De Martino, ovvero gli eredi naturali del clan De Micco, ereditare le redini del clan per tentare di tenere in piedi la credibilità del sodalizio egemone a Ponticelli fino a quel momento. Sull’altro fronte, invece, il sodalizio criminale sulle cui tracce gli stessi agenti erano già da tempo, in quanto insorto grazie ad una serie di alleanze strategiche tra diversi clan di Napoli est, ovvero i Minichini-Schisa-De Luca Bossa, oltre al clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio.
Un encomio che sottolinea il buon operato delle forze dell’ordine che lavorano lungo le strade di un quartiere in cui la camorra fa sentire fortemente e quotidianamente la sua presenza, destreggiandosi tra i relitti di palazzi fatiscenti nei quali i vecchi clan restano arroccati, tentando di riorganizzarsi, forti della sicurezza di poter contare sempre su “nuove leve” giovani e spregiudicate, complice l’elevato tasso di dispersione scolastica che colloca Ponticelli tra le realtà italiane più sensibili al fenomeno.
In virtù della faida scaturita per eleggere il successore al trono dell’impero del male di uno dei quartieri più ambiti sul fronte camorristico, il 2018 a Ponticelli è sorto nel segno dell’ennesima guerra tra clan, combattuta a suon di spari. Un clima ulteriormente incupito dai messaggi subliminali inviati attraverso un video in diretta su facebook, pochi giorni dopo capodanno, dall’ex boss Giuseppe Sarno, oggi collaboratore di giustizia, che sembrava preannunciare l’imminente ritorno dei fratelli Sarno sulla scena camorristica ponticellese.
Di contro, l’anno sembra concludersi nel segno di segnali ben più propositivi: Giuseppe Sarno, infatti, è stato arrestato poche settimane fa, proprio per aver violato le limitazioni imposte dal piano di protezione. Un arresto al quale ha fatto seguito l’operazione che ha tradotto in carcere diversi affiliati di entrambe le compagini criminali coinvolte nella faida in atto e che ha sancito un’altra importante vittoria dello Stato, così come sottolineato dall’elogio del questore.