A Napoli est, il primo lunedì di novembre sorge nel segno di un’importante operazione anti-camorra sulla quale hanno messo la firma gli agenti del commissariato di Polizia di Stato di Ponticelli, capitanati dal sostituto commissario Vittorio Porcini, che con il contributo della Squadra Mobile, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 soggetti ritenuti responsabili di porto e detenzione illegale di armi da fuoco, anche da guerra, e di ordigni esplosivi, di minaccia e rapina, tutti aggravati dalle finalità e dal metodo mafioso.
Le attività di indagine, di cui l’esecuzione del provvedimento cautelare costituisce l’esito, hanno permesso di ricostruire gli assetti criminali in atto sul territorio di Ponticelli in seguito all’
operazione maturata il 28 novembre del 2017 e che portò all’arresto di 23 persone ritenute contigue al clan De Micco, egemone fino a quel momento. Una stangata che ha ridimensionato la forza e le velleità della cosca dei tatuati, che era riuscita ad affermarsi in poco tempo ottenendo il controllo camorristico di Ponticelli, contando su un esercito numeroso e militarizzato, colmando così il vuoto di potere originatasi in seguito al declino del clan Sarno, imponendosi a suon di omicidi sia sul clan D’Amico del rione Conocal che sul clan De Luca Bossa del Lotto O.
Un’ascesa agevolata dal “tradimento” di molti affiliati al clan De Micco, passati in un lampo dalla parte della nuova alleanza intenzionata a riappropriarsi del controllo dei traffici illeciti sul territorio.
Dall’ordinanza trapela in maniera nitida quanto si era palesemente intravisto nei mesi precedenti, nell’ambito della faida combattuta dalle due organizzazioni contrapposte.
Su un fronte, quello che resta del clan De Micco, con i fedelissimi impegnati a mantenere in piedi la credibilità e la rispettabilità del clan fondato da Marco De Micco con la complicità dei fratelli Salvatore e Luigi.
Dal 28 novembre 2017, quindi in seguito all’arresto di Luigi De Micco, maturato contestualmente a quello di
Antonio De Martino, ovvero, il fedelissimo che aveva indicato come suo successore, laddove sarebbe sopraggiunta la morte o la carcerazione, a capo della cosca dei tatuati – proprio come voluto dal “boss uscente” – vi era la famiglia De Martino, così come comprova quanto accaduto lo scorso giugno al ras
Francesco De Martino, detenuto presso il carcere di Secondigliano, raggiunto da un proiettile alle gambe mentre si trovava in via Eugenio Montale grazie a un permesso.
Un agguato che risuona come un avvertimento, un monito che s’incastra in una sequenza storica ben definita.
Poche ore prima, durante la mattinata di lunedì 25 giugno, gli agenti del commissariato di Ponticelli, avevano sventato un potenziale agguato mentre stavano effettuando una perquisizione in casa di Ciro Cerrato, uno dei tanti sorvegliati speciali da parte delle forze dell’ordine, perchè ritenuti coinvolti nel vortice di affiliazioni strategiche che vede diverse ex figure di spicco della malavita locale parteggiare per il sodalizio criminale che mira a sradicare definitivamente il clan De Micco.
Gli agenti, infatti, hanno notato quattro persone a bordo di due scooter, armate e con il volto travisato, che tentavano di introdursi nella proprietà del perquisito. Inseguiti e riconosciuti dai poliziotti, tra i quattro artefici del mancato raid – che sono stati denunciati per detenzione illegale di armi da fuoco – era presente anche Francesco De Martino, l’uomo che, poche ore dopo, è stato raggiunto da un proiettile alla natica mentre si trovava lungo una delle strade che costeggia l’arsenale dei De Micco. Oltre al 49enne, è stato identificato un altro fedelissimo del clan dei Tatuati, Umberto Dello Iacolo, ed altre due figure ritenute di minore rilievo dagli inquirenti. Si tratterebbe dei gregari reclutati dal clan De Micco, in seguito al blitz che lo scorso novembre ha inferto una dura stangata all’organizzazione dei “Bodo”, costretti, quindi, a puntare sulle nuove leve per tentare di contrastare il tentativo del sodalizio rivale di subentrare nella scena camorristica ponticellese, scrivendo la parola “fine” alla loro era.
Le indagini condotte dalla Dda hanno consentito di ricostruire alcuni episodi, avvenuti tra il dicembre 2017 ed il giugno 2018 e che hanno concorso a far luce sulla faida in atto tra i due sodalizi criminali, a partire dalle
“stese” registratesi
fin dalle ore immediatamente successive al blitz che rimaneggiò il clan De Micco. Per diversi mesi, il quartiere è rimasto in balia di scorribande armate ed azioni ritorsive commesse dai membri dei due gruppi contrapposti. La ricostruzione di alcune condotte delittuose è stata resa possibile anche grazie all’acquisizione di immagini dai sistemi di videosorveglianza di alcuni esercizi commerciali della zona. Tra gli episodi più emblematici, l’estorsione commessa dagli ex fedelissimi della cosca dei tatuati nei confronti di un affiliato al clan De Micco per ottenere la consegna degli ordigni esplosivi e delle armi che custodiva per conto dell’organizzazione, probabilmente per provare al nuovo clan di appartenenza l’effettiva fedeltà alla cosca.
Le nove persone destinatarie del provvedimento odierno sono: Giovanni De Turris, nato l’11/11/1990 e residente a San Giorgio a Cremano, Ciro Cerrato nato il 16/10/1988 e residente a Massa Di Somma, Gabriele Di Carluccio nato il 13/04/1996 e residente a Sant’Agata dei Goti, Francesco Punzo nato il 20/02/2000 e residente a Napoli, Gesuè Godino nato il 12/06/1984 e residente a Napoli, Umberto Dello Iacolo Napoli nato il 16/10/1995 e residente a Napoli, Luigi Pisani nato il 24/08/1979 e residente a Napoli, Francesco De Martino nato il 30/05/1969 residente a Napoli e già detenuto, Carlo Esposito nato il 16/07/1993 residente a Napoli e già detenuto.