Era il “segreto di Pulcinella” custodito alla meno peggio tra i grigi palazzoni del Lotto O di Ponticelli: tutti sapevano che a capo della banda che da mesi stava seminando il panico lungo le strade dell’intera città di Napoli c’era lui, uno di quei ragazzi dal “cognome pesante”, ma nessuno osava parlarne esplicitamente e a voce alta.
Emmanuel De Luca Bossa, 19 anni, “il sangue blu” del Lotto O di Ponticelli, durante la giornata di lunedì 22 ottobre è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile del Reparto Operativo in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli.
Emmanuel è il figlio di Antonio De Luca Bossa, alias “Tonino ‘o sicco“, fondatore dell’omonimo clan e condannato all’ergastolo per il primo attentato stragista con un’autobomba in Campania. Dopo un passato da recluta del clan, nelle vesti di killer di fiducia dei Sarno, il giovane e cinico camorrista Antonio De Luca Bossa decise di fondare un clan autonomo: quell’attentato in cui doveva perdere la vita Vincenzo Sarno e che, invece, uccise il nipote di quest’ultimo, Luigi Amitrano, segnò la rottura tra la cosca del Rione De Gasperi di Ponticelli e ‘o sicco.
Emmanuel è il fratello minore di Umberto De Luca Bossa, arrestato a Torre Annunziata il 12 gennaio 2017, dai finanzieri del Gruppo di Torre Annunziata, capitanati dal colonnello Geremia Guercia. Umberto è stato trovato in possesso di una Beretta calibro 9×21 con matricola abrasa e colpo in canna, nascosta sotto al sedile passeggero. Alla guida della Smart sulla quale viaggiava il giovane rampollo della famiglia De Luca Bossa, un’altra figura ritenuta “di spessore” nell’ambito della “nuova” scena camorristica ponticellese, anch’egli tratto in arresto. In auto, oltre alla pistola, le fiamme gialle hanno trovato e sequestrato 445 euro in contanti, un grammo e mezzo di marijuana e tre telefoni cellulari.
Da diverso tempo, Emmanuel De Luca Bossa, diventato padre da pochi mesi, lavorava in una struttura alberghiera di via Caracciolo. Un ottimo alibi che da qualche tempo, agli occhi degli inquirenti, iniziava a vacillare. Era finita nell’occhio del ciclone “la banda” probabilmente messa in piedi dal giovane e che da diversi mesi stava facendo registrare diverse rapine, rigorosamente a mano armata. La ferocia con la quale la banda metteva a segno i colpi è diventato ben presto il biglietto da visita sul quale le forze dell’ordine hanno puntato i riflettori.
Gli indizi in possesso degli inquirenti portavano tutti al Lotto O di Ponticelli: il bunker del clan fondato negli anni ’80 dal padre di Emmanuel De Luca.
Se in un primo momento, il giovane rampollo di casa De Luca Bossa, si era effettivamente rifugiato nelle premesse utili a tessere una vita normale, una fidanzata con la quale costruire una famiglia e un impiego regolare, negli ultimi tempi, come preannunciato dal nostro giornale un mese fa, Emmanuel aveva palesato ben altre velleità.
Si faceva chiamare “sangue blu”, Emmanuel De Luca Bossa, ed era il leader di quella “paranza” di rapinatori seriali di scooter, capaci di estendere il braccio d’azione in tutta la città di Napoli, da Ponticelli a piazza Garibaldi, fino a Fuorigrotta. Giocava ad emulare i falsi miti proposti da “Gomorra”, insieme ai suoi amici e questo concorreva a farli sentire invincibili.
Il giovane, armato di pistola, assieme a un complice in via d’identificazione, lo scorso 24 agosto, rapinò il ciclomotore a un passante sul corso Garibaldi e lo scorso 12 settembre aveva cercato di rapinare lo scooter ad un’altra persona che transitava in via delle Repubbliche Marinare, nel vicino quartiere Barra.
Proprio all’indomani di quest’episodio, mentre la banda di rapinatori a notte fonda stanziava nei pressi del campo di calcio dedicato a Ciro Colonna, – 19enne vittima innocente della criminalità uccisa in un agguato avvenuto a giugno 2016 nel circolo ricreativo di proprietà di Umberto De Luca Bossa – fu raggiunta da un gruppo di persone che a bordo di un’auto fece irruzione nel Lotto O e, armati di spranghe e bastoni, gli diede una sonora lezione.
Nel corso del mese di settembre, ad onor del vero, si sono verificati diversi episodi di questo genere che hanno avuto per protagonista l’ultimo discendente della famiglia De Luca Bossa, oggetto di “attenzioni speciali”. Potenziali agguati sventati, pestaggi, segnali minatori e di avvertimento si sono alternati con notevole frequenza, lasciando intendere che “l’attività” messa in piedi dal 19enne risultava sgradita a qualcuno che, probabilmente, fatica a riconoscere al clan De Luca Bossa l’egemonia e il controllo delle attività illecite del territorio, dopo anni trascorsi in sordina, alla mercè del clan De Micco.
Emmanuel De Luca Bossa è stato condotto nella casa circondariale di Poggioreale.