Una settimana che si apre nel segno di un’importante operazione volta a sgominare il fenomeno camorristico nella zona della periferia orientale di Napoli e dell’entroterra vesuviano, per effetto dell’operazione compiuta alle prime luci dell’alba di lunedì 8 ottobre dai carabinieri della compagnia di Napoli Poggioreale che hanno dato esecuzione a una misura cautelare, emessa dal Gip del tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 14 indagati – di cui 13 in carcere e uno ai domiciliari, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonché di spaccio di stupefacenti, possesso di documenti di identità falsi e lesioni aggravate, con l’aggravante del metodo mafioso.
Prima di questo momento, in tanti ignoravano l’esistenza dell’organizzazione camorristica finita nel mirino degli inquirenti e raggiunta dal provvedimento odierno: il clan Casella, infatti, dopo un glorioso passato nell’era in cui a Ponticelli la scena malavitosa era dominata dai Sarno, in seguito al declino del clan De Micco, scaturito dai 23 arresti maturati nel novembre 2017, aveva visto accrescere le sue credenziali e in maniera silenziosa, ma efficace, era tornato ad imporre la propria egemonia in alcune zone di Ponticelli e in alcuni comuni della vicina provincia vesuviana.
A dare il via alle indagini, l’omicidio del pusher Gianluca Cardicelli avvenuto in via Franciosa la sera del 9 gennaio 2017. Via Luigi Franciosa, strada del quartiere Ponticelli poco distante dal Parco De Simone e dal corso Ponticelli, funge da quartier generale del clan Casella che soprattutto in quella zona aveva impostato il business dello spaccio di stupefacenti. Un omicidio, quello di Cardicelli, passato pressoché inosservato agli occhi dei media, ma non di certo a quelli degli inquirenti e che pertanto ha consentito di raccogliere gravi indizi sull’appartenenza degli indagati a una complessa associazione a delinquere di tipo mafioso operativa in quel rione e denominata Casella, nato da una costola dell’ex clan Sarno, caratterizzata dalla forte impronta familistica.
Diversi collaboratori di giustizia, oltre a numerose persone addentrate nelle dinamiche camorristiche di Ponticelli, hanno definito di recente il clan Casella come una forza “oscura” che navigava sottobanco, lasciando le azioni eclatanti agli altri per trarre benefici e guadagni dalla guerra che, materialmente, stavano portando avanti gli altri clan coinvolti nella faida per il controllo del territorio.
Al vertice del sodalizio tre fratelli i quali, attraverso una marcata ripartizione dei ruoli e delle funzioni, gestivano egemonicamente il traffico e lo smercio di stupefacenti nel quartiere controllando le piazze di spaccio, sempre sorvegliate sia con telecamere che con vedette e pusher “turnisti”, con il ricorso talvolta ad azioni di fuoco.
I profitti del traffico di droga, ulteriormente arricchiti dai guadagni derivanti da estorsioni e rapine, confluivano in una cassa comune utilizzata per il pagamento delle “mesate” agli associati, per il sostegno economico alle famiglie degli affiliati detenuti in carcere.
Durante le indagini sono stati sequestrati 2 chili di cocaina, sostanze da taglio e materiale utile alla pesatura e al confezionamento della droga nonché proiettili per pistola di vario calibro e passamontagna. Arrestati, inoltre, due pusher.