Quattro proiettili esplosi contro una finestra.
Quattro detonazioni che squarciano, per l’ennesima volta, la quiete della notte.
Quattro sussulti che hanno svegliato di soprassalto gli abitanti del Rione De Gasperi di Ponticelli per scaraventarli, per l’ennesima volta, nell’incubo delle “stese”.
Alle ore 1.21 della notte tra venerdì 31 agosto e sabato 1 settembre, alcuni residenti nell’ex bunker del clan Sarno, hanno contattato la nostra redazione per riferire quanto stesse accadendo: “abbiamo sentito 4 spari, esplosi da due persone in sella ad una moto, giunta nel rione dalle “case nuove” – il plesso di edifici di edilizia popolare di recente costruzione e nato per dare il via al processo di riqualifica del “vecchio” Rione De Gasperi, insorto in via De Meis – e che poi hanno continuato a transitare a velocità sostenuta intorno al rione anche dopo gli spari, quasi fino alle 5 di stamane.
Dopo gli spari abbiamo sentito urla e schiamazzi che si sono protratti fino all’alba, da parte delle persone che abitano nelle case dove sono stati rivolti gli spari.”
Dopo gli spari abbiamo sentito urla e schiamazzi che si sono protratti fino all’alba, da parte delle persone che abitano nelle case dove sono stati rivolti gli spari.”
Una “stesa”, ovvero, una raffica di proiettili esplosi contro la finestra di un “obiettivo sensibile” a scopo intimidatorio: questo è quanto avvenuto stanotte nel Rione De Gasperi, uno degli arsenali della camorra, dove a dominare la scena e a tenere in ostaggio la quiete dei civili estranei alla malavita sono le piazze di droga.
Un raid intimidatorio rivolto verso un’abitazione ben precisa dell’isolato 10 del Rione De Gasperi, in cui vive una delle “Pazzignane“, questi il nomignolo delle lady-camorra che dopo il declino del clan Sarno hanno resistito al valzer di arresti e collaborazioni con la giustizia da parte di diversi affiliati all’organizzazione che per circa 30 anni ha deciso le sorti non solo di Ponticelli, ma dell’intero entroterra vesuviano, continuando a praticare il verbo della malavita, preservando l’onore dei mariti detenuti, proprio in virtù delle pesanti condanne inflitte grazie alle testimonianze rese dai collaboratori di giustizia.
Un clan, quello delle “pazzignane” che si regge esclusivamente sul business della droga praticato e radicato proprio tra i decrepiti palazzi del rione De Gasperi e che già in passato si è tradotto in un’azione dimostrativa analoga a quella maturata la notte scorsa.
Lo scorso novembre, poche ore dopo il blitz che fece scattare le manette per 23 persone ritenute contigue al clan De Micco e che sancì il declino della cosca che è riuscita ad imporre il proprio dominio a Ponticelli dopo la resa dei Sarno, le “pazzignane” si recarono a casa dei De Micco per opporsi al pedaggio del pizzo imposto sulle loro piazze di droga. Ne nacque un duro diverbio che poche ore dopo si tradusse in una “stesa”, seppure in quella circostanza i killer sbagliarono clamorosamente bersaglio, sparando diversi colpi verso l’abitazione di una famiglia estranea alle dinamiche camorristiche.
Un errore che non si è ripetuto la scorsa notte: gli spari, infatti, sono stati indirizzati verso uno degli arsenali della droga per eccellenza dell’isolato 10.
In quell’abitazione vive una donna che da diversi mesi non esce di casa, ufficialmente provata da un’infezione agli occhi e dalla depressione scaturita dagli arresti di Vincenza Maione e Luisa De Stefano, due “pazzignane doc”, arrestate perchè ritenute colpevoli, tra le tante cose, di aver partecipato alla pianificazione e all’esecuzione del duplice omicidio Cepparulo-Colonna, voluto per eliminare il leader del clan dei Barbudos del rione Sanità, rifugiatosi nel Lotto O di Ponticelli e che stava per passare dalla parte dei De Micco, mentre contro il secondo, un 19enne originario del rione in cui avvenne l’agguato ed estraneo alle dinamiche camorristiche, fu esploso un colpo di pistola al torace, a bruciapelo, perchè uno dei due killer confuse il suo tentativo di chinarsi per raccogliere gli occhiali persi durante la fuga dal circolo ricreativo in cui venne l’agguato, con l’intenzione di impugnare un’arma per replicare al fuoco.
Gli abitanti del rione, invece, sono certi che dietro quei domiciliari forzati, si nasconda la consapevolezza da parte della donna di essere finita nel mirino di chi non vive di buon grado il modus operandi adottato dal sistema del quale fa parte nella gestione delle piazze di droga. Un agguato, quello avvenuto stanotte, che, in sostanza, per certi versi, può essere definito “la cronaca di una “stesa” annunciata” proprio per questa ragione e che nonostante ciò, ha colto tutti di sorpresa, gestori delle tante piazze di droga che imperversano nel rione, in primis.
Uditi gli spari, si sono dileguati tutti nel nulla, i pusher dei supermarket della droga che in uno dei rioni-simbolo della malavita ponticellese sono abituati a lavorare fino a notte fonda.
Il trambusto derivante dall'”effetto panico” generato dagli spari, le urla che si udivano dall’abitazione oggetto delle “attenzioni speciali” dei killer, la moto a bordo della quale viaggiavano i sicari e che, secondo quanto riferito dai residenti in zona, ha continuato a troneggiare sul rione, anche dopo il raid, al fine di incutere ancor più timore alla “pazzignana” finita nel loro mirino: questi i fotogrammi dell’ennesima notte da far west andata in scena a Ponticelli.
Alla base della “stesa”, vi sarebbe un diverbio insorto proprio per questioni legate allo spaccio di stupefacenti e che ha risvegliato la paura negli abitanti di Ponticelli, a meno di una settimana di distanza dalla sparatoria che due malviventi hanno ingaggiato con la polizia, nei pressi dell’ospedale del Mare.
I cittadini temono che di qui a poco, di questo passo, possa scattare il “coprifuoco” lungo le strade di un quartiere dove dallo scorso novembre si combatte una faida apparentemente silenziosa, vedendosi costretti a barricarsi in casa al calar del sole.
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