Commozione, cordoglio, incredulità, ma anche tanta rabbia per delle morti che potevano e dovevano essere evitate: queste le emozioni che dominano il cielo di Torre del Greco, nelle ore in cui una nutrita folla di cittadini, provenienti da diverse città della regione e non solo, per rivolgere l’ultimo saluto ai quattro ragazzi deceduti lo scorso 14 agosto, nel crollo del ponte Morandi a Genova. I quattro, di età compresa tra i 26 e i 29 anni, stavano attraversando il ponte diretti a Barcellona per concedersi qualche giorno di vacanza.
“Lo Stato non ha tutelato i suoi cittadini. Da domani quella legata alla morte di mio figlio sarà una battaglia per trovare i colpevoli della morte di Giovanni, dei suoi amici e di tutti i morti che non possono essere solo un numero”. Ha affermato Roberto Battiloro, padre del ragazzo di 29 anni deceduto nel crollo del ponte a Genova insieme con tre amici, Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione, poco prima dei funerali dei ragazzi a Torre del Greco.
Giovanni Battiloro era un videomaker conosciuto e stimato, per questa ragione tantissimi giornalisti hanno partecipato ai funerali per rivolgere un ultimo saluto ad un collega che stentano ancora a credere che non incontreranno più nelle consuete circostanze condivise con lui fino a poche ore prima dell’ultimo viaggio di Giovanni.
“Mio figlio è stato ammazzato. Vittima di un destino beffardo ma anche di chi non ha pensato che su quel ponte potevano esserci dei figli di gente oggi disperata” ha aggiunto il padre di Giovanni Battiloro.
Dichiarazioni che fanno eco a quelle che Battiloro ha rilasciato durante la giornata di ieri per spiegare la scelta di rinunciare ai funerali di Stato: “non vogliamo un funerale farsa, ma una cerimonia a casa, nella nostra chiesa a a Torre del Greco. È un dolore privato, non servono le passerelle. Da oggi inizia la nostra guerra per la giustizia, per la verità: non deve accadere più”.
All’esterno del casello di Torre del Greco nella notte è stato posto uno striscione sul quale si leggeva ”Antonio, Matteo, Giovanni e Gerardo… non è stato il fato ma lo Stato!”. Lo striscione è stato poi rimosso. Anche uno striscione posto davanti alla chiesa è stato poi rimosso: “di uno stato strafottente vittime innocenti”.
A celebrare i funerali dei quattro giovani nella basilica di Santa Croce di Torre del Greco, il cardinale di Napoli, Crecenzio Sepe, che durante l’omelia ha dichiarato: “Non si può, non si deve morire per negligenza, per incuria, per irresponsabilità, per superficialità, per burocratismo, per inedia, perché questa è la vera violenza, è la violenza contro la persona, contro l’umanità”.
Quello che è accaduto a Genova, per il cardinale Sepe, è stato determinato da una “violenza consumata non dal destino ma dalla mano dell’uomo che si sostituisce alla mano di Dio per i propri interessi personali e che diventa una mano che porta morte”.