Quest’anno il Fiano Love Fest, a dimostrazione della visione di sistema che ormai caratterizza il mondo del vino irpino, ha dedicato uno spazio importante ad un dibattito essenziale per i produttori vitivinicoli e per gli abitanti della Valle del Sabato: la questione del biodigestore aerobico che si vorrebbe installare nel comune di Chianche, proprio nel cuore di una delle tre DOCG irpine: quella del Greco di Tufo Docg.
Al dibattito che si terrà sabato 4 agosto alle ore 18.00 in piazza Filangieri (Lapio, AV) parteciperanno Ranieri Popoli (Comitato No Biodigestore), Stefano Di Marzo (Presidente Consorzio di Tutela Vini d’Irpinia); Maria Carmela Todisco (Consigliere Comunale di Lapio); Gennarino Masiello (Vice Presidente Nazionale Coldiretti); Alessandro Mastrocinque (Vice Presidente Nazionale di Confederazione Italiana Agricoltori); Piero Mastroberardino (Presidente Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi); Generoso Maraia (Deputato al Parlamento, componente della Commissione Agricoltura della Camera).
A pochi giorni dal rigetto da parte del Tar di Napoli del ricorso mosso da tutte le altre amministrazioni comunali dell’area a DOCG del Greco di Tufo, contro la realizzazione del biodigestore nel territorio del comune di Chianche, il dibattito sull’argomento certamente non si ferma, anzi ne esce ampliato e rafforzato.
Ciò in quanto la scelta di utilizzare un piccolo territorio irpino ad alta vocazione viticola, in cui vi è una elevata concentrazione di vigneti di alto pregio, per insediare un impianto di completamento del ciclo dei rifiuti della Regione Campania appare priva di logica e di coerenza, oltre che essere atta a produrre una ricaduta nefasta sia per gli abitanti della Valle del Sabato che per i produttori vitivinicoli dell’intera Irpinia, che da sempre stanno investendo per dare lustro alle produzioni vinicole provinciali in Italia e all’estero.
Stefano Di Marzo, Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Irpinia e tra i primi aderenti al Comitato contro il biodigestore, ha assicurato la propria presenza al convegno di domani, convinto che non siano stati presi in considerazione nella trascorsa fase istruttoria i rilievi mossi dai soggetti coinvolti nel processo di valorizzazione del territorio Irpinia: “Impiantare un biodigestore aerobico a pochi passi dal fiume Sabato e a pochi passi dalla riscoperta tratta ferroviaria del treno del vino, che tra l’altro farà a brevissimo tappa proprio a Tufo, ci fa pensare che sia stato del tutto sottovalutato l’impatto che questa opera può avere sul territorio. Sottostimato appare anche l’impatto logistico che può avere quest’opera sul terroir a DOCG del Greco di Tufo: considerando che verranno impiegati quotidianamente camion carichi di rifiuti su strade strette e tortuose, caratterizzate da restringimenti, sensi unici alternati, tornanti e gole naturali, è evidente come tale traffico di veicoli pesanti divenga un potentissimo deterrente a qualunque flusso di enoturisti, peraltro molto esigenti in ordine alla qualità dei servizi di ospitalità. Per quanto si possa immaginare una gestione ottimale di un impianto di compostaggio, escludere a priori che possano esservi episodi di emissioni odorose sgradevoli nell’ambiente, di perdite di materiale organico durante i trasporti, di innesco di processi di degenerazione durante le fasi logistiche, significa voler indossare i paraocchi e badare solo agli interessi immediati e contingenti e condannare una zona a perdere la sua unica ma importante risorsa trainante”.
Essendo la tutela e la valorizzazione del territorio viticolo la funzione principale del Consorzio di Tutela, è evidente che il medesimo, di fronte a uno scenario così drammaticamente dannoso per il comprensorio viticolo di pregio, non possa che porre in essere ogni legittima iniziativa a difesa di un areale storico come quello del Greco di Tufo DOCG e dell’intera Irpinia.
Perché il tema della “tutela dei territori” non si esaurisce in una manifestazione d’intenti, pur chiaramente condivisibile, da porre a base di una strategia di sviluppo locale, bensì, grazie al lavoro convergente di tutte le associazioni della filiera, esso è stato posto a principio fondamentale della nuova legge sul vino, di recente emanazione. Infatti, l’articolo 1 del Testo Unico del Vino, L.238/2016, afferma che “Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale“.
La qualificazione dei territori viticoli come componente del “patrimonio culturale nazionale” è il punto centrale di un piano strategico che interessa l’intera filiera vino nazionale, come fa rilevare Piero Mastroberardino, che interverrà nel dibattito a Lapio Love Fest nella qualità di Presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi: “È immaginabile che qualunque altro bene culturale, qualificato sul piano legislativo come componente il patrimonio culturale nazionale, venga utilizzato per ubicare un impianto di smaltimento di rifiuti? Voi collochereste mai un biodigestore all’interno degli scavi di Pompei o nel Colosseo?. Tutelare un patrimonio importante ma vulnerabile come quello viticolo richiede grande sensibilità da parte della filiera istituzionale nel suo insieme, che non può rimettere certe scelte a così elevato impatto alle decisioni di singole amministrazioni, ma deve necessariamente innescare una riflessione di sistema che coinvolga tutti i soggetti interessati”. Piero Mastroberardino ha condotto un primo esame delle aree a più elevata concentrazione di produzioni a DOCG, come Toscana e Piemonte, per verificare se vi fossero esperienze similari: “Questi impianti sono di norma non solo collocati al di fuori di aree con simili vocazioni, ma addirittura nel caso della Regione Piemonte le scelte particolarmente rigorose in merito agli insediamenti antropici in aree viticole hanno consentito di ottenere nel 2014, per i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO”.
Il tema da porre all’attenzione, dunque, è – secondo Piero Mastroberardino – il seguente: il decisore pubblico, nell’operare delle scelte, ha o no il dovere di evitare di danneggiare le risorse esistenti? Nello specifico, dal punto di vista dell’attrattività turistica, mentre aree come Napoli o Salerno hanno le bellezze delle fasce costiere, il turismo balneare, monumenti come Pompei o Paestum, le isole, nel caso dell’Irpinia il principale attrattore, se non l’unico, è il pregio delle produzioni vitivinicole legato all’immagine di salubrità del proprio ambiente collinare e montano, da salvaguardare – come recita il TU in materia di vino – nei suoi “aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale“.
Siamo dunque proprio sicuri che in tutto il territorio regionale non esistano aree più idonee di uno dei pochissimi areali nazionali del vino a DOCG per accogliere ed insediare un impianto di compostaggio atto a consentire alla Regione Campania di rispondere all’esigenza di completare il ciclo dello smaltimento dei suoi rifiuti?