Era affetto da sindrome di down e da una forma di autismo il 20enne ucciso durante la giornata di giovedì 2 agosto dalla polizia che ha scambiato una pistola giocattolo che il 20enne stava maneggiando, per un’arma vera e ha stimato la situazione “a rischio”.
Per questo motivo la polizia svedese è sotto accusa: alcuni agenti hanno ucciso il ragazzo che teneva in mano una pistola giocattolo nel centro di Stoccolma. «È un incidente molto tragico e capisco che le persone vogliano risposte rapide», ha detto il procuratore capo Martin Tiden, che sta conducendo le indagini sulla condotta dei poliziotti.
La famiglia di Eric Torell, questo il nome della vittima, ne ha denunciato la scomparsa dopo che si era allontanato da casa a Vasastan, un quartiere di Stoccolma. Attorno alle 4 di mattina alla polizia è stata segnalata la presenza di «un uomo armato». Tre agenti si sono avvicinati ad Eric e gli hanno intimato di mettere a terra quello che hanno creduto essere un’arma pericolosa. Il ragazzo però non lo ha fatto e la polizia ha aperto il fuoco colpendolo all’addome. Eric è stato portato in ospedale ma è morto per le ferite riportate.
La madre Katarina Soderberg, in stato di choc, ha definito il figlio «la persona più gentile del mondo che non avrebbe fatto male ad una mosca». «Si vedeva lontano un miglio che era malato e che non poteva certo costituire una minaccia. Era come un bambino di tre anni», ha aggiunto la donna disperata parlando con il quotidiano svedese Aftonbladet. Sul caso è stata aperta un’inchiesta, come confermato anche dal capo della polizia di Stoccolma, Ulf Johansson.