Quello emerso grazie alle indagini che hanno concorso a far luce sull’omicidio del 19enne Emanuele Errico è uno scenario che non sorprende gli inquirenti nè i ponticellesi ben informati sulle dinamiche camorristiche del quartiere, attualmente oggetto di “attenzioni speciali” da parte di diversi clan non solo di Ponticelli, ma anche di Barra e San Giovanni a Teduccio. Le indagini che hanno saputo far luce sull’omicidio del 19enne conosciuto da tutti nel Conocal, il rione in cui viveva e in cui è stato ucciso come “Pisellino”, in sostanza, non solo confermano l’estraneità della camorra nel determinare i fatti che hanno portato alla morte del 19enne, ma evidenziano anche “la libertà” di cui godono le bande di giovani dediti alla microcriminalità.
Se un tempo, infatti, i clan erano dediti anche a preservare la tranquillità nelle zone in cui erano egemoni, per tenere lontane le forze dell’ordine, al fine di agire in maniera indisturbata ed “ingraziarsi” i cittadini, oggi, lo scenario a Ponticelli è cambiato radicalmente.
“I vecchi boss” redarguivano e molto spesso “davano una lezione” ai piccoli criminali che osavano compiere furti, scippi e rapine nell’area di loro competenza.
Attualmente, invece, il quartiere è in balia della microcriminalità. Questo comprova come e quanto i vertici delle organizzazioni in lotta per la conquista del territorio siano concentrati sulla faida in corso e sul controllo degli affari illeciti ben più redditizi, lo spaccio di stupefacenti in primis.
Sono più di 300 le piazze di droga attive nel quartiere. Questo lascia ben intendere perchè gli occhi della camorra siano tutti puntati in quella direzione.
E così, scippi, rapine, furti sono diventati crimini all’ordine del giorno. In pole position tra gli oggetti più appetibili per i baby-criminali di Ponticelli ci sono auto, scooter, cellulari di ultima generazione, orologi e portafogli.
In sostanza, l’omicidio del 19enne Emanuele Errico, maturato nell’ambito di un contenzioso tra malviventi dediti al compimento dei cosiddetti “reati minori” per la spartizione dei proventi derivanti da furti, rapine e scippi, ha scoperchiato il famigerato vaso di Pandora accendendo i riflettori sul dilagante allarme microcriminalità che si registra con insistenza lungo le strade del quartiere Ponticelli.
Un ragazzo di 19 anni ucciso dai fratelli Antonio e Nicola Spina, rispettivamente di 18 e 22 anni, per sedare definitivamente le liti e le acredini che più volte erano sfociati in autentiche rappresaglie tra quelli che un tempo erano “soci in affari”. Lo scorso 25 aprile, quindi la sera prima dell’omicidio, il 19enne aveva dato fuoco agli scooter dei fratelli Spina inducendoli a maturare così la drastica decisione di disfarsi definitivamente di quel prezioso complice ed alleato che, ormai, si era tramutato in un nemico scomodo.
Un epilogo estremo che punta i riflettori su un’autentica emergenza: sono tantissimi i giovani che si riversano lungo le strade di Ponticelli e dei quartieri limitrofi a caccia di “polli da spennare”.
Quanto accaduto lo scorso 2 luglio lo conferma: due giovani di 25 e 26 anni, provenienti dal Lotto O di Ponticelli, nel vicino comune di Cercola hanno rapinato dell’orologio un automobilista che per tentare la fuga ha involontariamente investito una donna alla quale è stato poi asportato un rene. Poco dopo sono entrati in azione a San Sebastiano al Vesuvio ed hanno sottratto ad un 22enne lo scooter e il cellulare.
Pochi giorni dopo, i carabinieri del Nucleo Radiomobile del Reparto Operativo di Napoli hanno sottoposto a fermo per ricettazione di moto rapinata V.C., un 21enne di Ponticelli.
I militari hanno notato il giovane mentre guidava una moto di grossa cilindrata portando sul sellino anche un complice; quando gli hanno intimato l’alt per controlli si è dato alla fuga innescando inseguimento, nel coso del quale i due sono caduti e il passeggero è riuscito a dileguarsi nelle fasi concitate dell’intervento.
La motocicletta è risultata oggetto di rapina perpetrata il 6 luglio a Cercola ad un 40enne.
Il fermato, rimasto incolume, è stato associato alla Casa Circondariale di Poggioreale.
Un 15enne di Ponticelli è stato denunciato dai carabinieri perché trovato in possesso di una torcia con taser. Il minore è stato fermato durante la serata di domenica 15 luglio a Volla dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco impegnati in un servizio di controllo del territorio. Nell’ambito dell’attività, i militari dell’Arma hanno anche fermato e denunciato tre persone per guida in stato di ebbrezza altrettanti segnalati al prefetto per l’uso di sostanze stupefacenti. Contestate 26 infrazioni al Codice della Strada.
Strade prese d’assalto da giovani affamati di sballo e di soldi.
Giovani pronti a tutto pur di portare a casa il bottino, concorrendo così a creare un clima nel quale molti cittadini hanno perfino paura di concedersi una passeggiata serale.
L’area parcheggio della villa comunale intitolata ai fratelli De Filippo si conferma anche nel corso dell’estate targata 2018 il quartier generale dei giovani malintenzionati di Ponticelli: le corse a velocità sostenuta, in strada e sui marciapiedi, fino a notte fonda, rappresentano la scena più innocua da rilevare in un contesto dove la criminalità – micro e macro – fa sentire fortemente la sua presenza, tutte le sere.
Non appena termina l’allenamento giornaliero dei tanti podisti che fino al calar del sole affollano la pista ciclabile che costeggia il parco comunale De Filippo di Ponticelli, inizia “la parata della malavita”: giovani che non dispongono dell’età nè degli altri requisiti necessari per guidare moto di grossa cilindrata, sfrecciano ad ogni angolo, a bordo di rumorosi e voluminosi motocicli, per ostentare padronanza, irriverenza e sicurezza. Sfidano la morte, amano mettersi in mostra e si compiacciono nel leggere il terrore negli occhi dei comuni mortali che si recano in quella sede a caccia di un po’ di refrigerio e per ritagliarsi qualche ora di spensierato svago.
Un clima surreale dove, non di rado, giovani contigui ai cartelli criminali in lotta per il controllo degli affari illeciti, giungono a marcare il territorio, richiamando a sè i baby-criminali con i quali danno luogo ad autentiche parate. Vere e proprie dimostrazioni di forza, volute per marcare il territorio e lanciare messaggi espliciti ai rivali.
Una “palestra della malavita” dove i giovani ambiziosi e desiderosi di farsi notare dai clan a caccia di nuove reclute, amano mettersi in mostra con l’auspicio che arrivi la tanto attesa proposta. In effetti, secondo quanto riferito da diverse fonti, in più di una circostanza, alcuni esponenti di spicco dei clan attualmente in lotta per la conquista del quartiere, hanno agganciato diversi giovani che frequentano la villa comunale di Ponticelli fino a notte fonda per proporgli di affiliarsi.
La disperazione dei clan rimaneggiati da arresti ed omicidi su un fronte, l’esaltazione e il livore di quel genere di potere e “successo” che i giovani disagiati del quartiere rilevano nella camorra, sull’altro: un connubio pericoloso che ben presto potrebbe sfociare nel sangue. Questo, almeno, è il timore più diffuso tra gli abitanti del quartiere, stanchi di soccombere e subire in silenzio gli schiamazzi, la violenza e le angherie dei cultori della “macro” e della microcriminalità.