E’ terminato il permesso premio di Francesco De Martino, il 49enne ritenuto contiguo al clan De Micco che nel tardo pomeriggio di lunedì 25 giugno è stato raggiunto da un proiettile ad un gluteo, mentre si trovava in via Montale, strada che costeggia il rione di edilizia popolare “Lotto 10”, uno degli arsenali del clan dei tatuati a Ponticelli.
De Martino è stato affiancato da due uomini a bordo di una moto che gli hanno esploso contro un solo colpo, puntando l’arma verso il basso, con il chiaro intento di non ucciderlo. Un agguato di chiara matrice camorristica che sembra acquisire appieno i toni minatori dell’avvertimento.
La polizia investigativa di Ponticelli, capitanata dal sostituto commissario Vittorio Porcini, nelle ore precedenti all’agguato, stava effettuando una perquisizione presso l’abitazione del 20enne Ciro Cerrato, giovane oggetto di attenzione da parte degli inquirenti in quanto ritenuto contiguo al clan Minichini-Schisa-De Luca Bossa. Nei mesi scorsi, Cerrato sfuggì ad un agguato, avvenuto proprio nei pressi della sua abitazione. In quell’occasione, i proiettili destinati al 20enne finirono conficcati in un muro.
Durante la mattinata di lunedì 25 giugno, gli agenti impegnati nell’operazione hanno notato giungere sul posto quattro persone in sella a due moto, armate e con il volto trafugato, che tentavano introdursi nell’abitazione del 20enne. La squadra investigativa di Ponticelli, abitualmente non indossa la divisa nè utilizza una pattuglia della polizia, quindi i quattro non hanno avuto immediatamente modo di accorgersi della presenza degli agenti sul posto che hanno subito tentato di fermarli, dando il via, così, ad un inseguimento. Durante la fuga, i quattro si sono disfatti delle armi e due uomini hanno tolto il cappuccio che gli trafugava il volto, permettendo agli agenti di riconoscerli: si trattava proprio di Francesco De Martino – l’uomo rimasto poi vittima di un agguato poche ore dopo – e di Umberto Dello Iacolo, entrambi ritenuti contigui al clan De Micco.
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Francesco De Martino è il padre di Antonio e Giuseppe De Martino, entrambi detenuti. Il primo accusato di appartenere al gruppo di fuoco del clan De Micco e di aver compiuto vari omicidi, mentre il secondo è stato condannato a 6 anni di reclusione per delle estorsioni che, per conto dei De Micco, con la complicità di altri complici, aveva perpetrato ai danni di alcuni commercianti del quartiere.
Detenuta presso la casa circondariale di Pozzuoli anche la moglie di Francesco De Martino, Carmela Ricci, presso la cui abitazione, lo scorso dicembre, gli agenti del commissariato di Ponticelli scoprirono un vero e proprio arsenale di armi che la donna custodiva dietro l’anta di un armadio per conto dei De Micco.
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Antonio De Martino reputava un “figlio acquisito” il giovane Umberto Dello Iacolo, uno dei quattro partecipanti al mancato agguato dello scorso 25 giugno, insieme a Francesco De Martino, capostipite di una famiglia totalmente ed interamente devota al clan dei tatuati.
Intorno alle 18.45 dello stesso giorno, De Martino è stato, per l’appunto, raggiunto da un proiettile mentre era in strada.
Giunto al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania, De Martino è stato medicato e le sue condizioni non sono state ritenute gravi.
Gli inquirenti stanno setacciando le immagini dei sistema di videosorveglianza anche privati, a caccia di fotogrammi utili per risalire all’identità dei killer responsabili dell’agguato a De Martino e degli altri episodi di matrice camorristica che si stanno verificando negli ultimi giorni a Ponticelli.
Francesco De Martino, durante la giornata di oggi, mercoledì 27 giugno, è rientrato presso la casa circondariale di Secondigliano accompagnato dalla consapevolezza che difficilmente potrà beneficiare di altri permessi-premio. Assodata la sua vicinanza agli ambienti malavitosi della scena ponticellese è stata certificata la pericolosità di concedere altri permessi al detenuto, in virtù del comprovato utilizzo improprio che nelle ore scorse ha fatto del temporaneo regime di libertà di cui ha beneficiato.
I De Micco non vogliono riconoscere la supremazia del nuovo sodalizio criminale, nato in seguito ad un’alleanza strategica tra diversi clan di Napoli est, e quest’ostilità seguita a tradursi in spari e raid criminali.