Un solo colpo, indirizzato agli arti inferiori: con il trascorrere delle ore si delineano in maniera sempre più chiara, il movente e la dinamica dell’agguato in cui è rimasto ferito il pregiudicato Francesco De Martino, detenuto presso il carcere di Secondigliano, durante il pomeriggio di lunedì 25 giugno, si trovava in via Eugenio Montale grazie a un permesso.
Due persone in sella ad una moto, hanno affiancato De Martino mentre si trovava in strada, in pieno giorno e in presenza di altre persone, e gli hanno esploso contro un solo colpo di pistola.
Un avvertimento, un monito che s’incastra in una sequenza storica ben definita.
Poche ore prima, durante la mattinata di lunedì 25 giugno, gli agenti del commissariato di Ponticelli, capitanati dal sostituto commissario Vittorio Porcini, hanno sventato un potenziale agguato mentre stavano effettuando una perquisizione in casa di Ciro Cerrato, uno dei tanti sorvegliati speciali da parte delle forze dell’ordine operanti sul territorio che nei giorni scorsi hanno altresì effettuato altre perquisizioni in casa di individui finiti nel mirino degli investigatori, perchè ritenuti presumibilmente coinvolti nel vortice di affiliazioni strategiche che vede diverse ex figure di spicco della malavita locale parteggiare per il sodalizio criminale che mira a sradicare definitivamente il clan De Micco.
Gli agenti, infatti, hanno notato quattro persone a bordo di due scooter, armate e con il volto travisato, che tentavano di introdursi nella proprietà del perquisito. Inseguiti e riconosciuti dai poliziotti, tra i quattro artefici del mancato raid – che sono stati denunciati per detenzione illegale di armi da fuoco – era presente anche Francesco De Martino, l’uomo che, poche ore dopo, è stato raggiunto da un proiettile alla natica mentre si trovava lungo una delle strade che costeggia l’arsenale dei De Micco. Oltre al 49enne, è stato identificato un altro fedelissimo del clan dei Tatuati, Umberto Dello Iacolo, ed altre due figure ritenute di minore rilievo dagli inquirenti. Si tratterebbe dei gregari reclutati dal clan De Micco, in seguito al blitz che lo scorso novembre ha inferto una dura stangata all’organizzazione dei “Bodo”, costretti, quindi, a puntare sulle nuove leve per tentare di contrastare il tentativo del sodalizio rivale di subentrare nella scena camorristica ponticellese, scrivendo la parola “fine” alla loro era.
Dello Iacolo, così come dimostrano le tante fotografie pubblicate sui social, è molto legato ad Antonio De Martino, il figlio di Francesco De Martino, tradotto in carcere proprio nell’ambito del blitz avvenuto lo scorso novembre, ed accusato di essere uno dei killer del commando di fuoco del clan De Micco. Antonio De Martino, in un post pubblicato nell’agosto del 2017, definisce Dello Iacolo “un figlio adottivo”, malgrado la magra differenza di età che intercorra tra i due, quasi a voler sottolineare il livello gerarchico che ambedue le figure ricoprivano all’interno dello stesso clan. Antonio De Martino, infatti, viene descritto da molti collaboratori di giustizia e da diverse fonti vicine ai “Bodo”, come uno degli uomini di cui il presunto boss Luigi De Micco si fidava di più, tant’è vero che lo avrebbe indicato come suo predecessore laddove fosse scattato il suo arresto. Luigi De Micco aveva pensato a tutto, da abile e fine stratega, aveva anche messo in conto che prima o poi potesse finire in prigione, ma non aveva previsto che sarebbe stato raggiunto da quel provvedimento proprio insieme al suo braccio destro e a tutte le altre figure di spicco del clan che potevano essere in grado di ereditare le redini del clan per non cedere il posto ai rivali.
Suo padre Francesco e suo fratello Giuseppe: questa l’immagine di copertina del profilo facebook di Antonio De Martino. “Due leoni in gabbia” vengono definiti in uno dei tanti commenti in coda all’immagine.
Giuseppe De Martino, classe 1990, fu arrestato a marzo del 2015 e condannato a sei anni di reclusione, insieme ad una dozzina di persone, ritenute responsabili delle cruente estorsioni perpetrate ai danni di diversi commercianti del quartiere, avvenute negli anni in cui, a suon di intimidazioni, pestaggi, minacce e raid, i De Micco tentavano di affermare la propria egemonia criminale a Ponticelli.
Erano gli anni, lungo le strade della malavita locale, si era delineato un enorme vuoto di potere, in seguito al declino del clan Sarno che configurò uno scenario piuttosto simile a quello contemporaneo.
I clan del Lotto O e del Rione De Gasperi – ovvero “i reduci” del clan Sarno nell’era post-Sarno – coesi con gli Aprea di Barra e i Rinaldi del rione Villa di San Giovanni a Teduccio: questo lo schieramento che sta tentando di imporsi nell’area orientale di Napoli e che, a Ponticelli, lancia segnali esplicitamente minatori a quello che resta del clan De Micco.
Una guerra, silenziosa e strategica che, come preannunciato nei mesi scorsi da fonti addentrate nelle dinamiche malavitose, si sarebbe tradotta in spari, non appena una delle due compagini avrebbe compiuto un passo falso.
Proprio come è avvenuto ieri.