Un agguato di matrice camorristica che squarcia il pesante ed ipocrita silenzio che troneggiava a Ponticelli, fino a poche ore fa.
La camorra torna a sparare nel clima tipico della guerra fredda, durante il pomeriggio di lunedì 25 giugno, in via Eugenio Montale, una delle strade che costeggia i rioni di edilizia popolare, nella zona del “Lotto 10” e che fungono da roccaforte del clan De Micco, il “clan dei tatuati”, così ribattezzato in virtù del rituale che impone agli affiliati di tatuare sulla pelle il marchio simbolo di eterna fedeltà e servilismo all’organizzazione.
“Bodo”: questo il soprannome del fondatore del clan, Marco De Micco, e che rappresenta il “marchio ricorrente” scalfito con inchiostro indelebile sulla pelle dei suoi fedelissimi.
A finire nel mirino dei killer, il pregiudicato Francesco De Martino, giunto intorno alle 19 all’ospedale Villa Betania di Ponticelli con un proiettile conficcato in una natica. Soccorso dal personale medico del pronto soccorso del quartiere, non è in pericolo di vita.
Francesco De Martino, attualmente detenuto nella casa circondariale di Secondigliano, era in regime di libertà in permesso di detenzione, è il padre di Antonio De Martino, il 28enne che gestiva un circolo ricreativo nella zona del cosiddetto “Rione Fiat” ed arrestato insieme ad altre 22 persone lo scorso novembre ed accusato di essere il killer del clan. Stando alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Antonio De Martino, sarebbe l’esecutore materiale dell’omicidio di Salvatore Solla, il ras della droga del Lotto O di Ponticelli, nonché fedelissimo dei rivali del clan De Luca Bossa, ucciso in un agguato nel dicembre del 2016, perchè si era rifiutato di corrispondere il pizzo ai De Micco per la piazza di spaccio che gestiva nel rione. Dettaglio supportato anche dalle intercettazioni delle conversazioni via sms – attraverso telefoni cellulari usa e getta – tra il capo della cosca, Luigi De Micco e i suoi gregari, tra i quali risulta anche Antonio De Martino, molto vicino alle figure di spicco del clan dei tatuati, non solo negli affari, ma anche nella vita privata, così come comprovano le foto e i video pubblicate sui social dal 28enne che lo ritraggono insieme al reggente del clan, Luigi De Micco e ad altre persone arrestate insieme a lui a novembre del 2017, durante una vacanza a Sharm pochi giorni prima del blitz.
La famiglia De Martino rappresenta uno dei punti fermi del clan De Micco, così come comprova l’operazione di polizia, avvenuta lo scorso dicembre, poco dopo il blitz che ha inferto un duro colpo al clan dei tatuati, durante la quale, in una stanza nascosta dietro l’anta di un armadio all’interno dell’abitazione di Carmela Ricci – moglie di Francesco De Martino e madre di Antonio – fu trovata una pistola Tanfoglio con matricola abrasa, completa di 22 cartucce calibro 380, nonché due caricatori ed un lampeggiante, del tipo in dotazione alle forze dell’ordine. La donna fu arrestata, perché responsabile del reato di detenzione e porto abusivo di arma e munizionamento e condotta alla casa circondariale di Pozzuoli.
Nelle ore immediatamente successive all’arresto delle figure di spicco del clan De Micco e fino al mese scorso, lungo le strade del quartiere che per diversi anni era sotto il controllo dei Bodo, si registrarono diverse “stese” ed azioni intimidatorie che lasciano presagire che sia in corso una faida tra i gregari del clan dei tatuati che seppur rimaneggiati in termini di reclute e forze, cercano di tenere in piedi il clan, e il sodalizio criminale frutto di una serie di alleanze strategiche tra i De Luca Bossa del Lotto O di Ponticelli, gli Schisa del Rione De Gasperi di Ponticelli, gli Aprea di Barra e i Minichini-Rinaldi di San Giovanni a Teduccio.
Lungo le strade che costeggiano il quartier generale dei De Micco, in particolare, si erano registrate diverse “stese” e fibrillazioni, non ultima una bomba carta esplosa proprio nei pressi del circolo ricreativo gestito da Antonio De Martino. Per diverse settimane, in via Scarpetta piuttosto che in via Esopo, i raid armati erano all’ordine del giorno, ai quali facevano eco pressanti richieste estorsive a tutto campo, da parte di “quelli di Barra”.
Forti, insistiti ed insistenti, gli avvertimenti, le intimidazioni e le minacce, da parte delle carcasse dei clan che hanno subito il dominio dei De Micco, ringalluzziti dal potere derivante dall’alleanza con gli altri clan di Napoli Est, hanno concorso a disseminare lungo le strade di Ponticelli, un clima di terrore che è poi sfociato in un silenzio che era anche più allarmante. Fino a giungere all’odierno sussulto che altro non è che la triste riprova del fatto che a Ponticelli è in corso una faida di camorra per il controllo del territorio.
La polizia indaga su una possibile connessione tra l’agguato in cui è rimasto coinvolto Francesco De Martino e un episodio accaduto poche ore prima, durante la mattinata di lunedì 25 giugno.
Mentre alcuni agenti erano impegnati in un controllo presso l’abitazione di un altro pregiudicato, a sua volta rimasto illeso in un agguato quest’anno, hanno visto arrivare quattro persone in sella a due scooter con il volto coperto da cappucci e passamontagna, tre armate di pistola e una con una mitraglietta.
I quattro si accingevano a tagliare la rete per entrare nel cortile dell’abitazione, quando hanno visto i poliziotti non hanno potuto fare altro che darsi alla fuga sfilando i passamontagna che gli trafugavano il volto. I quattro sono stati identificati e denunciati.