L’ennesima ‘stesa’ è avvenuta nella notte tra sabato 26 e domenica 27 maggio, nel quartiere San Giovanni a Teduccio.
La polizia ha rinvenuto nove bossoli calibro 9×21 in un tratto di circa venti metri, ancora una volta, in via Sorrento, nel rione Villa, il quartier generale del clan Rinaldi. Si tratta della quinta stesa avvenuta nell’ultima settimana.
Colpi di pistola esplosi contro abitazioni, portoni, lungo le strade dove risiedono figure di spicco della malavita locale. Le stese sono una pratica all’ordine del giorno, a San Giovanni a Teduccio.
Tant’è vero che, lo scorso aprile, si è svolta una marcia contro le stese di camorra nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. L’iniziativa, nata dalla cooperazione delle scuole della zona, operatori del terzo settore e parrocchie di San Giovanni a Teduccio, intendeva sensibilizzare la popolazione locale su un problema che riguarda tutti e che coinvolge i residenti in zona e che ha voluto lanciare un segnale alle organizzazioni camorristiche coinvolte nella faida che si sta combattendo a suon di raid armati.
Grande protagonista della manifestazione fu Don Modesto Bravaccino, prete della parrocchia San Giuseppe e San Giovanni di Lourdes, nel rione Villa di Napoli, uno dei luoghi più coinvolti nella faida in corso. Tant’è vero che un proiettile vagante è finito nel campetto della chiesa e a ritrovarlo fu proprio don Modesto. Hanno sparato anche contro i lampioni che illuminavano il campetto di calcio della chiesa.
Don Modesto, durante la manifestazione, raccontò alla stampa presente la paura dei residenti in zona di partecipare alla marcia. Paura della camorra, soprattutto. Quella paura, nel rione Villa, si è tradotta nella chiusura dei negozi, strangolati dalle richieste estorsive della camorra e dalla paura.
Don Modesto non si limita a questo, racconta anche altro: i clan “mettono una pistola in mano a padri di famiglia e li fanno sparare in strada. Nel rione Villa si compra la fame della gente per pochi euro.”
Don Modesto accende un riflettore su una realtà ben precisa, denunciando fatti ben precisi: “Oggi non avvengono solo le ” stese” compiute in sella agli scooter, ma la camorra mette le pistole in mano a povere persone, ai senza lavoro, a padri di famiglia, e dice loro di andare in strada e sparare. Queste persone sono terrorizzate. Non è gente abituata a utilizzare le armi, le impugnano per disperazione, per fame. Perché qui non c’è niente. Mettono una pistola in mano a un uomo che non sa come sfamare la famiglia e gli dicono: ” Spara”. E quello lo fa. Con la mano che gli trema. E poi di quell’arma non sa cosa farsene. Ci sono tante persone che vengono da me in chiesa e mi dicono: ” Padre ne voglio uscire”. Mi dicono: ” Mi hanno dato questa pistola ma io voglio sbarazzarmene”. Mi chiedono persino se sia disponibile io a prendere in consegna la rivoltella. Li esorto ad andare dalle forze dell’ordine, ma hanno fame e paura. Cercano il coraggio per uscire da un sistema che li ha imprigionati. Le istituzioni devono intervenire, devono dare lavoro e sicurezza a questi territori.”
Questa la nuova strategia adoperata dai clan che si contendono il quartiere: per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine, si servono anche di incensurati, di insospettabili che per 40-50 euro consentono alla camorra di noleggiare la loro indole di persona perbene e al di sopra di ogni sospetto e di comprare la loro fame.
Il corteo sfilò proprio lungo le strade dove le scorribande armate fanno sentire maggiormente la loro presenza. Non si fece attendere la replica della camorra: poche ore dopo la manifestazione, fu messo a segno un nuovo raid.
Da quel giorno, nulla è cambiato a San Giovanni a Teduccio.
A pochi giorni di distanza dalla manifestazione, 5 bossoli di pistola vennero rinvenuti in via Sorrento, a pochi passi dal plesso scolastico Vittorino da Feltre.
Il 3 maggio, in via Villa Bisignano, i killer sono entrati in azione durante una festa in strada. Nessun ferito, ma tanta paura tra i presenti e la consapevolezza che, quando c’è da sparare, la camorra non fa sconti a nessuno.
Non solo spari rivolti verso il cielo, talvolta i colpi di pistola vengono rivolti verso bersagli ben precisi: nella notte tra il 22 e il 23 maggio, venticinque bossoli 9×21 sono stati esplosi nella notte, all’indirizzo della porta d’ingresso di una pizzeria.
Quelli elencati sono una minima parte dei raid armati all’ordine del giorno, fin qui avvenuti nel solo quartiere di San Giovanni a Teduccio. Non di rado, diverse “stese” si alternano nell’arco di una sola giornata, alla quale fa eco un clima di calma apparente che viene nuovamente interrotto dall’ennesimo raid.
Perchè si spara?
I clan Mazzarella-D’Amico su un fronte, i Rinaldi-Reale-Formicola sull’altro: sono loro gli interpreti di una faida di camorra che si protrae da tempo immemore e che si combatte tra le due organizzazioni rivali che si contendono il quartiere. Se a San Giovanni a Teduccio le quotazioni in termini economico-commerciali sono perennemente in ribasso, quelle relative ai business illeciti sono in costante aumento. Il potere della camorra, in un territorio lasciato in balia della camorra, è soprattutto questo: piegare e forgiare il contesto alle sue necessità, alle sue priorità.
Mazzarella-D’Amico Vs Rinaldi-Reale-Formicola: nel mezzo 25.361 abitanti distribuiti in 2,35 km quadrati, tra i quali moltissime persone estranee alla malavita che legittimamente temono per la propria incolumità e per quella dei loro cari. In nessun altro quartiere di Napoli, in questo momento storico, le persone che subiscono la camorra, sono maggiormente esposte al rischio di morire per mano della camorra, solo perchè, a San Giovanni a Teduccio, la faida in atto, impone che si spari in cielo, ignorando i pericoli che si possono arrecare in terra.