Continua a far parlare di sè la maestra allontanata dalla scuola materna comunale del Lotto O di Ponticelli, in seguito ad una serie di denunce per violenze sui bambini.
Nonostante la notifica di una diffida ad avvicinarsi all’istituto di via dei Papiri Ercolanesi 27, giunta in seguito alle minacce della donna di “compiere una strage” laddove dovesse perdere il posto di lavoro, dopo un breve periodo di assenza per malattia, nei giorni scorsi, la maestra è tornata più volte a scuola pretendendo di prendere regolarmente servizio.
E’ iniziato così un duro braccio di ferro tra le madri, terrorizzate all’idea che quella donna torni a contatto con i bambini, e l’insegnate che, invece, sostiene che l’unica persona che dispone dell’autorità per imporle di non lavorare più in quella scuola è il sindaco de Magistris.
Lo scorso martedì 22 maggio, come era già accaduto altre volte dopo l’allontanamento, la maestra aveva annunciato il suo ritorno a scuola, destando vivo allarmismo tra le madri, riunitesi davanti al cancello della scuola per “accoglierla”, invece, ha richiesto altri due giorni di ferie, spiegando al personale scolastico che il prossimo lunedì 28 maggio si recherà a scuola per riprendere regolarmente a svolgere il suo lavoro di insegnante, intenzionata, dunque, ad ignorare le comunicazioni che ha ricevuto nei giorni scorsi. In attesa che la procedura avviata a suo carico volga al termine, oltre alla diffida ad avvicinarsi alla scuola, all’insegnante è stato notificato lo spostamento dall’asilo nido comunale del Lotto O agli uffici della VI Municipalità, quindi, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, alla donna viene preventivamente vietato di stare a contatto con i bambini.
Antonio Zenna, responsabile del Personale scolastico, amministrativo, assistenti sociali, della VI Municipalità ha ribadito quello che nei giorni scorsi ha già riferito più volte alle mamme: sarà al loro fianco per assicurarsi che la maestra resti lontana dalla scuola, pronti ad allertare le forze dell’ordine. Precisa, inoltre, che laddove la docente non dovesse presentarsi negli uffici della VI Municipalità per prendere regolare servizio, risulterà assente ingiustificata.
Agli occhi delle madri appariva mansueta, innocua, con la predisposizione a schivare le domande scomode nascondendosi dietro a ghigni e risatine.
“La vedevamo “strana”, questo si, anche per il modo di vestirsi. – raccontano le madri dei bambini – A volte quando le parlavamo avevamo l’impressione che fosse assente, come se non ci sentisse perchè completamente assorbita dai suoi pensieri, per questo non dava modo di pensare che celasse un’indole violenta.”
Le bambine la descrivono come una brava maestra, i bambini la temono e descrivono in modo esplicito i maltrattamenti e le percosse subite.
Una donna di mezza età, single, senza figli, maestra a tempo pieno, con una particolare predisposizione a manifestare violenza ed ostilità verso “i maschietti”: questo il profilo che traspare dai racconti di chi ha conosciuto e vissuto la maestra accusata di maltrattare i suoi alunni.
Mariarca, la mare di un bambino che un anno fa aveva 3 anni ed era iscritto al primo anno di asilo, racconta il calvario vissuto quando, a maggio del 2017, ha iniziato a sospettare che il figlio subisse maltrattamenti da parte della stessa maestra finita sotto accusa anche di recente.
“Quando lo lavavo notavo dei lividi sul corpo, ma pensavo che se li procurasse giocando con gli altri bambini. Non potevo sospettare quello che ho scoperto quando sono andata a prenderlo a scuola un giorno. Aveva il labbro inferiore gonfio e sanguinante, chiesi alla maestra cosa fosse successo e lei ridacchiando mi rispose che forse era caduto. Rivolgendosi a mio figlio disse: “Che ti sei fatto? E’ vero che sei caduto?” ma il bambino non rispose. Poi cercò di far ricadere la colpa su altre colleghe e arrivò ad affermare addirittura che si era fatto male a casa, nonostante il sangue fosse ancora vivo. Andai via spazientita e dicendo: “Boh! questa maestra non è in grado di darmi una spiegazione!” mentre uscivo fui fermata da una persona che lavora in quella scuola che mi disse: “Non è caduto”, alla presenza di altre mamme, quella persona poi aggiunse: “Quella maestra è già stata allontanata da una scuola di San Giovanni a Teduccio, aprite gli occhi!”
Si avvicinò un’altra mamma che riferì che suo figlio le aveva raccontato che la maestra gli aveva fatto “bum, bum” mimando il gesto dei pugni sul braccio. Quindi, allarmata dal presagio che mi lasciava intuire come si fosse procurato quella ferita sul labbro, mi rivolsi a mio figlio e gli chiesi cosa gli fosse successo. Mio figlio non si esprime ancora bene, tant’è vero che è in cura da una logopedista, ma ci mimò il gesto dello schiaffo che aveva ricevuto dalla maestra. La mattina seguente, io e mio marito, insieme ad un’altra mamma che in un primo momento aveva riferito di violenze subite anche da suo figlio, ma poi successivamente ha ritrattato, ci recammo a scuola per chiedere spiegazioni alla direttrice. La maestra negava le accuse e minacciava di denunciarci. Un’altra mamma che ha poi ritrattato le accuse, raccontò che il figlio quando vedeva quella maestra “si faceva pipì sotto e vomitava” e per questo motivo non lo mandava mai a scuola.
A metà maggio dello scorso anno, la maestra fu messa in malattia, a metà giugno tornò, ma fu rimessa in malattia. Quando lei tornò, io portai mio figlio nella classe di fronte, sotto la guida di altre maestre. La direttrice spiegò che l’aveva messa in malattia e che la Municipalità avrebbe deciso dell’eventuale sospensione. Ad agosto fui informata dalla direttrice che a settembre sarebbe tornata regolarmente in servizio per mancanza di prove. Allora decisi di iscrivere mio figlio in un’altra scuola, come hanno fatto altre due mamme, sicure come me del fatto che la maestra avesse picchiato i loro bambini.
Mio figlio ancora oggi ricorda quell’episodio ed è in grado di raccontarlo con precisione. Le attuali maestre mi hanno raccontato che se si avvicinano per fargli una carezza, si sottrae con timore. Gli è rimasta la paura di quello che gli può accadere mentre è a scuola e questo non è bello.
Ci rivolgemmo anche alle forze dell’ordine e i carabinieri ci dissero che per installare le telecamere ci volevamo più prove e dovevamo essere più mamme a sporgere denuncia. Ci dissero che tre mamme in una classe di 20 bambini era un numero insufficiente. Ed infatti noi mamme ci scoraggiamo proprio perchè le altre non erano collaborative, anzi, spendevano parole di stima per la maestra e non credevano a quanto raccontato dai nostri figli, prendendo perfino le sue difese.
Lo scorso anno eravamo in poche a combattere e forse per questo le nostre denunce non sono state prese sul serio.
Quello che sta accadendo ora riapre la ferita mia e delle altre due madri. Già lo scorso anno avremmo voluto batterci per l’allontanamento di questa maestra.
Siamo donne semplici e non abbiamo pensato a portare i nostri figli all’ospedale per farli refertare e produrre una certificazione medica che provasse le violenze subite, come hanno fatto le madri dei bambini picchiati di recente. Forse, se avessimo materialmente prodotto dei precedenti, attualmente anche la giustizia sarebbe più celere ed è questo il nostro più grande rammarico.“