Don Andrea Gallo, morto all’età di 84 anni il 22 maggio 2013, è stato un partigiano, un prete di strada, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti. Originario di Campo Ligure, fu fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, voluta per essere vicino ai più deboli. Ex brigatisti ed emarginati, intellettuali e poveri, atei e credenti: Don Gallo nella sua comunità accoglieva tutti. Promotore e sostenitore di mille battaglie, spesso critico nei confronti della stessa Chiesa, ma con una forte e ferma fede in Dio.
Nel suo ultimo tweet, pubblicato il 20 maggio, due giorni prima di morire, aveva scritto: “Sogno una #Chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna”.
Don Andrea Gallo era entrato nel seminario dei salesiani nel 1948. Nel 1953 era partito per le missioni in Brasile, ma era tornato in Italia durante il periodo della dittatura. Ordinato presbitero il primo luglio 1959 era stato inviato, un anno dopo, come cappellano nella nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori. Da quel momento in poi la passione per l’educazione dei ragazzi non lo ha più abbandonato, così come l’attenzione per il carcere e per i detenuti. Nel 1964 lascia i salesiani e si incardina come sacerdote diocesano. Il cardinale Siri, che allora guidava Genova, gli affida l’incarico di cappellano del carcere. Impegnato per la pace e nel movimento No Dal Molin, contro la costruzione di una nuova base militare a Vicenza, don Gallo non ha mai smesso di battersi contro l’emarginazione dei gay e contro l’omofobia, a favore della cittadinanza agli immigrati, per costruire una società più solidale, giusta e accogliente.
Nell’aprile del 2008 ha aderito idealmente al V2-Day organizzato da Beppe Grillo.
Il 27 giugno 2009 ha partecipato al Genova Pride 2009, lamentando le incertezze della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Don Gallo ha presentato anche il primo calendario Trans della storia italiana, con le trans storiche del Ghetto di Genova.
Il 15 agosto 2011 è stato premiato come Personaggio Gay dell’Anno da Gay.it, nel corso della manifestazione Mardi Gras, organizzata dal Friendly Versilia e tenutasi a Torre del Lago Puccini. Don Gallo, anticonformista ed idealista fino all’ultimo dei suoi giorni, si è definito a favore del sacerdozio femminile.
Il 4 dicembre 2009 gli è stato assegnato il Premio Fabrizio De André, di cui è stato uno dei più grandi amici.
L’8 dicembre 2012 terminata la celebrazione della messa per il 42º anniversario della Comunità di San Benedetto al Porto, all’interno della chiesa Don Gallo sceglie di intonare insieme ai fedeli il popolare canto della Resistenza Bella ciao, sventolando un drappo rosso che si scioglie dal collo.
Il 22 maggio 2013 alle ore 17.45, giunto all’apice di una malattia che lo ha consumato lentamente, aggravatesi le sue condizioni di salute, muore a Genova nella sede della comunità di San Benedetto al Porto. È sepolto nel cimitero di Campo Ligure, paese d’origine dei suoi genitori. In occasione della messa della prima festa dell’Immacolata senza don Gallo, don Ciotti ha intonato Bella ciao assieme al resto dei fedeli presenti.