Un sottufficiale addetto alla contabilità presso il 17esimo Rav “Acqui” di Capua è accusato di aver percepito indebitamente somme per circa 100mila euro destinate ai militari Vfp, tra l’altro già congedati e per questo motivo dovrà rispondere di truffa militare continuata pluriaggravata.
L’indagine, condotta dai carabinieri della compagnia di Capua e coordinata dalla Procura militare di Napoli, ha preso il via lo scorso gennaio, nell’ambito della quale è emersa – con riserva di ulteriori accertamenti ancora in corso – una truffa a danno dell’Amministrazione Militare, posta in essere attraverso un uso distorto dei meccanismi contabili, indirettamente agevolati anche da carenze del sistema informatico di gestione centralizzata (Noipa).
Il sottufficiale, secondo gli investigatori, induceva in errore, con un ingegnoso stratagemma, l’Amministrazione Militare e si attribuiva indebitamente cospicue somme di denaro, relative ad accreditamenti stipendiali non più dovuti, formalmente destinati a numerosi militari Vfp che avevano prestato servizio al 17esimo Rav, già da tempo congedati e del tutto inconsapevoli della condotta del sottufficiale, visto che gli stipendi in questione venivano “deviati” su Iban diversi da quelli forniti a tempo debito dai militari quando erano in servizio. Le indagini hanno, tra l’altro, consentito di accertare che gli Iban sui quali venivano disposti gli indebiti accrediti erano riconducibili tutti al sottufficiale.
Le indagini si sono avvalse anche dell’ausilio di una commissione di esperti contabili del Cuse di Roma che, già nella prima settimana di lavoro, arrivava, secondo un primo approssimativo calcolo, a quantificare un danno di poco inferiore a 100mila euro. La capillare attività di analisi veniva integrata e supportata dalla incisiva indagine condotta, parallelamente, dai carabinieri di Capua che, nel corso dell’esecuzione di alcuni decreti di perquisizione locale e personale – sia dell’abitazione sia dell’ufficio del sottufficiale – della Procura Militare di Napoli, rinvenivano copiosa e significativa documentazione bancaria, nonché ulteriori e numerosi Iban sempre riconducibili al predetto. Tale serrata attività di indagine ha trovato, peraltro, un primo, significativo riscontro nell’emissione- su richiesta del Procuratore Militare di Napoli – da parte del gip del Tribunale Militare di Napoli, l’8 maggio scorso, di un’ordinanza applicativa della misura cautelare della sospensione da un pubblico ufficio o servizio dell’indagato, per la durata massima prevista dalla legge, ossia un anno, in relazione al reato di truffa militare continuata pluriaggravata.
L’ordinanza è stata confermata in seguito all’interrogatorio tenutosi all’udienza camerale dell’11 maggio scorso, in relazione al quale l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha rilasciato solo spontanee dichiarazioni confessorie.
L’indagine, intanto, prosegue con ragguardevole impegno da parte degli inquirenti ed è prevedibile che, all’esito, il danno economico sia destinato a lievitare notevolmente, dal momento che l’accertamento sarà esteso almeno all’ultimo decennio.
Immediata la reazione della Forza Armata che si è dichiarata parte lesa.
“L’Esercito ribadisce la totale fiducia negli organi inquirenti, – si legge in un comunicato – fornendo la massima collaborazione all’autorità giudiziaria e confermando la ferma condanna di simili comportamenti che violano l’etica militare e non rispettano i principi e i valori di riferimento della nostra Istituzione.
In tal senso, l’Esercito si riserva l’adozione di ogni provvedimento utile a tutelare la propria immagine, anche nel rispetto di tutti gli appartenenti alla Forza Armata che, invece, con profonda onestà e professionalità, svolgono quotidianamente il proprio dovere, in Italia e all’estero.”