Lo scorso 19 febbraio si è svolto il meeting C4 del Progetto Erasmus “We are all immigrant of this world” in Italia, tenutosi presso il Liceo statale Don Lorenzo Milani di San Giovanni a Teduccio, quartiere orientale della periferia di Napoli. Un quartiere abitualmente menzionato nelle notizie di cronaca, in quanto teatro di una storica faida di camorra, dove la povertà e il disagio sociale spianano la strada alla criminalità. Un contesto dove il tasso di dispersione scolastica è i più elevati d’Italia, al pari delle gravidanze precoci e della percentuale di minori avvezzi ad intraprendere la strada della malavita, quella che li porta a finire in una casa-famiglia o direttamente nel “carcere dei grandi” o tumulati in una bara, talvolta senza nemmeno arrivare a compiere 20 anni.
Rivendicare il diritto all’infanzia e all’istruzione, in certe periferie come San Giovanni a Teduccio, rappresenta una vera e propria sfida.
Gli alunni del Don Milani sono ragazzi “normali”, con interessi, ambizioni e sogni simili a quelli di tanti teenager, nati e cresciuti in contesti “normali”. Questi ragazzi diventano un'”eccezione” perchè in quel quartiere, abbandonato a sè stesso e storicamente costretto a contrastare molteplici problematiche, la normalità non esiste o non è quella abitualmente percepita nell’immaginario collettivo.
Ragazzi che si appassionano e si entusiasmano quando raccontano l’esperienza vissuta all’estero, per molti la prima lontano da casa, senza i genitori. Un progetto al quale hanno partecipato delegazioni di docenti e studenti provenienti da Grecia, Polonia, Portogallo e Spagna.
Come nei precedenti incontri di Grojec in Polonia (novembre 2016), Oliveira de Azemeis in Portogallo (aprile 2017), Kos in Grecia (settembre 2017) e Napoli ( febbraio 2018 ), anche la tappa italiana è stata scandita da ritmi intensi e caratterizzata da diverse attività relative al fenomeno della migrazione.
I gruppi di studenti delle cinque scuole partner hanno presentato i rispettivi lavori collaborando attivamente e con grande entusiasmo.
Lo scorso 19 febbraio studenti e docenti hanno accolto affettuosamente le varie delegazioni con una Performance Napoletana, Multicultural Dances and Songs. Nello stesso giorno si è svolto il meeting, in aula Magna, con uno degli esperti dell’associazione ASGI che ha illustrato in particolare l’aspetto legislativo in materia di immigrazione dei centri SPRAR presenti sul nostro territorio ed ha gentilmente risposto alle domande formulate dagli studenti.
Degni di nota l’incontro con i responsabili del centro SPRAR a Napoli – ufficio immigrazione – concernente i dati più recenti del fenomeno oggetto di studio e la toccante visita al centro perfettamente organizzato di prima accoglienza per migranti e rifugiati.
Il soggiorno partenopeo è stato allietato ulteriormente con le visite guidate alle Catacombe di San Gennaro, al Mann (Museo Archeologico Nazionale), agli scavi Archeologici di Pompei, a Carditello (Vecchia residenza Borbonica) e alle seterie di San Leucio, Walking tour e ulteriori occasioni di apprezzamento della storia, usi e costumi locali.
Famiglie napoletane hanno ospitato gli alunni stranieri e gli alunni del Don Milani sono stati a loro volta ospitati da famiglie straniere.
“E’ stato molto importante entrare in contatto con culture diverse, – spiega un’alunna – questo ci ha obbligati a parlare solo in inglese, tant’è vero che molte volte per non perdere l’abitudine ci veniva spontaneo parlare in inglese anche tra noi italiani. Visitare i centri di accoglienza di altre città europee, inoltre, ci ha permesso di capire le differenze tra il nostro Paese e gli altri: altrove c’è una maggiore politica di integrazione e dell’accoglienza dello straniero, oltre ad una diversa gestione ed organizzazione del territorio. Ospitare ragazzi provenienti da altre realtà ci ha permesso di capire che tendiamo a non dare importanza al nostro territorio, mentre quei ragazzi, andando oltre l’apparenza, hanno colto la reale essenza delle cose, sviluppando un sentimento di attaccamento al nostro contesto che hanno amato e vissuto come se fosse casa loro.”
“E’ stata un’esperienza indescrivibile, – spiega un’altra alunna che ha partecipato al progetto Erasmus – che ci ha fatto capire che siamo tutti uguali, nonostante le diversità apparenti. Abbiamo ricevuto un’accoglienza calorosissima dalle famiglie che ci hanno messo a nostro agio. Parlavamo in inglese anche sbagliando, consapevoli di sbagliare, ma cercavamo sempre di sforzarci per comprenderci e farci comprendere e questo ci ha portato perfino a pensare in inglese. Quella dei migranti è una tematica che accomuna tutti: il nostro viaggio può essere paragonato ad una sorta di simulazione della migrazione e si è rivelato utile proprio perchè ci ha aiutato a comprendere i pro e i contro del posto in cui viviamo, portandoci ad aprire la nostra mente.”
“A prescindere dai rapporti umani che sono nati, – racconta un altro studente del liceo – quest’esperienza ci ha lasciato un motto che abbiamo fatto nostro: “dobbiamo abbattere i muri”. Questo è stato il senso e lo scopo di questo progetto che ci ha portato a creare una comunità di ragazzi capaci di confidarsi con estrema semplicità, superando l’imbarazzo della poca dimestichezza con la lingua.”