I loro coetanei li vivono come idoli e pur di farsi accettare dalla “banda” postano sui social foto che li immortalano mentre emulano le loro gesta, copiandone il gergo, gli slang, i modi di fare, esibendo in bella mostra una pistola a salve. Poco importa se l’arma è finta e mai nella vita giungerebbero ad impugnarne una vera, quello che conta è “atteggiarsi come loro” per farsi accettare in un contesto che ufficialmente ha ribaltato i concetti di giusto e sbagliato, dirottando i giovani verso la deriva dei valori e delle priorità.
In questo scenario si colloca il fermo di 4 ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, avvenuto a San Giorgio a Cremano.
Intorno alle 22.45 di lunedì 9 aprile, gli agenti del commissariato di San Giorgio a Cremano hanno fermato in via Manzoni una Peugeot 106 di colore blu sulla quale viaggiavano i quattro, tutti di Ponticelli, quartiere confinante con il comune in cui nacque Massimo Troisi. Un ragazzo, con precedenti per rapina, che ha compiuto 18 anni due settimane fa è stato trovato in possesso di un coltello di 22 cm. L’arma è stata sequestrata e il giovane denunciato per possesso di arma.
Ad attirare l’attenzione dei poliziotti degli atteggiamenti “sospetti” della banda che si dirigeva verso Ponticelli.
Perchè San Giorgio a Cremano è uno dei comuni più assediati dalle baby gang di Ponticelli?
Abbiamo posto questa domanda ad alcuni adolescenti del territorio. Ecco le loro risposte:
“I treni della Circumvesuviana che passano a San Giorgio sono più frequenti rispetto a quelli di Ponticelli e nella stazione c’è più via vai. Ci trovano più sfizio a fare casino, disturbare, fare cose anche stupide per attirare l’attenzione, perchè molte volte vogliono solo farsi notare.“
“Ci sono molti luoghi di ritrovo, frequentati soprattutto da ragazzi benestanti, quindi per loro è più facile compiere atti criminali.“
“A Ponticelli hanno più paura di esporsi perchè se qualche “grande” – persone affiliate ai clan – li sgrida, devono stare solo zitti, – subentra la paura di replicare con scortesia a qualche richiamo per una forma di timore reverenziale verso gli esponenti della malavita, con l’aggravante che potrebbero fare un affronto, involontariamente, a persone a loro sconosciute, ma imparentate con persone addentrate nella scena camorristica del quartiere – invece a San Giorgio se qualche signore li sgrida, non hanno paura di rispondere, insultare, trattarlo male, perchè vedono che è una brava persona. Vogliono sentirsi padroni in casa degli altri!“
“Ci stanno un sacco di ragazzi fuori ai bar e alle paninoteche e pure per strada, “i capuzzielli” – i bulli – si vogliono far guardare e gli piace quando gli altri li guardano con paura. Non stanno stare in mezzo agli altri, molte volte vedi che mentre le comitive ridono e scherzano, quelli cercano di fare tarantelle – innescare la rissa – con scuse banali, dicendo: “che guardi a fare?”, “che tieni da ridere?” e queste cose qua, magari quello nemmeno lo stava pensando, però in quel momento, ha deciso che lo deve picchiare o che lo deve spaventare e così fa. Per questo noi ragazzi “bravi”, diciamo così, abbiamo un po’ paura quando li incontriamo.“
“A me una volta è successo che ero andato a mangiarmi un gelato con una ragazza che mi piaceva, era la prima volta che uscivamo e un gruppo di questi ragazzini iniziarono a prendermi in giro davanti a lei. Era un sabato pomeriggio, c’erano un sacco di persone e sapevo che non mi potevano fare niente, ma mi offesero e mi dissero un sacco di cose brutte, mi sono molto vergognato, anche perchè mi prendevano in giro sul mio aspetto fisico e minacciavano di picchiarmi e rapinarmi. Alla fine fu un signore pure abbastanza anziano ad allontanarli. La ragazza che era con me, non disse una parola per tutto il tempo e appena loro se ne andarono, mi salutò con una scusa e andò via. Da allora non ha più risposto ai miei messaggi e quando la incontro mi saluta a stento. Non lo so cosa ha pensato mentre quei ragazzi mi ridicolizzavano, credo che si è vergognata del fatto che non ero capace di difendermi e quindi nemmeno di difendere lei, se avessero voluto farle qualcosa.”
“Conosco uno dei quattro ragazzi che stavano in quella macchina, quando ho letto che macchina era, subito ho capito che erano lui e gli amici suoi. Abitiamo nello stesso rione. Non sono gli unici, per San Giorgio, Portici, diciamo nei comuni più “buoni” – dove c’è più benessere rispetto ai quartieri di periferia – di questi tipi così ne girano tanti. La cosa più brutta è che tante volte l’ho sentito vantarsi di cose che ha fatto insieme agli amici suoi, diceva che non ha paura di quello che gli può succedere e poi ha anche detto: “io e gli amici miei li pisciamo in testa alle guardie!”