Si terrà domani, mercoledì 4 aprile 2018, presso corte Assise d’Appello, l’udienza a carico del detenuto Antonio Riano, il fioraio di Pianura, condannato in primo grado all’Ergastolo per l’omicidio di Luigi Simeone ed Immacolata Assisi, marito e moglie di Melito di Napoli, uccisi nell’aprile del 2015, i cui corpi furono gettati nella cava Masseria Monticelli, in località Varcaturo.
Plurime e schiaccianti le prove a carico di Riano, dalle immagini fornite dai sistemi di videosorveglianza che ricostruiscono gli spostamenti dei due coniugi, conducendo gli inquirenti al luogo dell’appuntamento con l’assassino, all’impronta del dito indice e il palmo della mano intrisa di sangue, compatibile in più punti (17 per l’esattezza), lasciati sulla portiera anteriore destra dell’auto proprio da Riano, oltre a diversi fogli di giornali sporchi di sangue e ad altre tracce ematiche rinvenute nel bagagliaio del taxi di proprietà dei coniugi.
Il movente del delitto è la compravendita dell’appartamento di via Colonne a Melito che i coniugi avevano messo in vendita e che Riano voleva che fosse suo a tutti i costi, per assecondare un capriccio della fidanzata, seppure non disponesse delle possibilità economiche per permetterselo. Tanto potrebbe essere bastato al giovane per uccidere Luigi ed Immacolata, due persone semplici, oneste, umili lavoratori, stimati e benvoluti.
I coniugi avevano concluso Riano un preliminare di vendita del loro appartamento che doveva essere perfezionato, ma il fioraio pretendeva comunque di prendere possesso dell’appartamento. L’uomo, infatti, viveva con la sua compagna a casa dei genitori e si ipotizza avesse fretta di andare ad abitare con lei in una nuova casa.
Gli inquirenti ritengono verosimile che dopo il duplice omicidio Riano sia andato nell’appartamento dei Simeone a cercare qualcosa, forse i soldi versati come caparra.
Anche domani, mercoledì 4 aprile, com’è accaduto nel corso dell’intero processo, familiari, conoscenti e rappresentanti dell’osservatorio nazionale a sostegno delle vittime, si daranno appuntamento alle 9 all’ingresso del tribunale, in Piazza Cenni, per dare luogo a un sit-in per chiedere la conferma e la certezza della pena per il fioraio di Pianura, affinchè sia assicurata giustizia a Luigi ed Immacolata.
Seppure le prove che inchiodano l’imputato siano plurime e schiaccianti, a destare allarmismo e preoccupazione nei familiari di Luigi ed Immacolata è l’alibi che la difesa sta cercando di costruire, basandosi sui problemi economici cdi Riano. Come risulta agli atti, prima del delitto, Riano ha chiesto un prestito di 10 mila euro alla Caritas diocesi di Pozzuoli. Non ha poi mantenuto l’impegno nè coperto l’assegno, avendo così un protesto dei soldi che gli erano serviti per “accontentare” la fidanzata che per il Natale antecedente 4 mesi dal delitto aveva voluto come regalo un’auto, modello “suv”. In sostanza, la strategia difensiva volta ad alleggerire la posizione dell’imputato dinanzi alla legge, verte sul fatto che Riano da quando si era legato sentimentalmente a quella donna, era solito indebitarsi pur di accontentare le sue richieste, seppure l’acquisto di un’auto di lusso e di un appartamento come quello messo in vendita dai coniugi Simeone, non fossero nelle sue possibilità economiche.