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2 marzo 2006: rapito e ucciso il piccolo Tommy

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
2 Marzo, 2018
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2 marzo 2006: rapito e ucciso il piccolo Tommy
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cut1389783017539.jpg--il_piccolo_tommy2 marzo 2006: una data alla quale è legata una delle storia più crudeli della storia del nostro paese e che racconta la barbara uccisione di Tommaso Onofri, un bambino di appena un anno e mezzo.

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Un caso di cronaca nera che ha commosso l’intero paese: la storia del piccolo Tommy, bimbo di 18 mesi barbaramente ucciso per un rapimento finito male.

Il 15 gennaio 2014 è venuto a mancare Paolo Onofri, papà di Tommy, che da oltre cinque anni era in stato vegetativo a causa di un infarto che lo colpì nell’agosto del 2008 mentre era in vacanza in Trentino. Molti vedono nell’immenso dolore per la tragica morte del figlio la causa dell’arresto del cuore del papà di Tommy.
La vicenda si svolge nell’arco di un mese, un lasso di tempo breve, ma interminabile per chi ha vissuto quel dramma sulla propria pelle; è il 2 marzo del 2006 quando Tommaso Onofri, un meraviglioso bimbo di 18 mesi dai riccioli dorati, viene rapito nella sua abitazione, una cascina, di Casalbaroncolo, frazione a pochi chilometri da Parma. Il bimbo, tra l’altro malato di epilessia, era  in cucina con i propri genitori ed il fratellino Sebastiano quando fu strappato dal seggiolone sotto agli occhi dei genitori e del fratello, tutti immobilizzati e legati dagli stessi rapitori. Come questi siano riusciti ad entrare in casa è lo stesso Paolo Onofri a riferirlo: racconta di essersi allontanato momentaneamente a causa di un improvviso black out, provocato appositamente dai rapitori, e di essere andato in giardino a controllare cosa fosse accaduto. Lì si imbatte in due persone con il volto coperto ed accento meridionale che fanno irruzione nell’abitazione; una volta dentro raggiungono la cucina dove la famiglia era riunita per cena, immobilizzano con il nastro adesivo Polo Onofri, la moglie ed il figlio più grande, quindi prendono il piccolo Tommy dal seggiolone e lo portano via.

 

Gli inquirenti seguono diverse piste: sbuca un’ipotesi che conduce in Calabria a seguito delle dichiarazioni di un pentito della ‘ndrangheta che dichiara di sapere qualcosa sulla vicenda. Ma la pista si rivelerà un bluff. Paolo Onofri, padre di Tommy, viene sottoposto a lunghi interrogatori; anche su di lui si accendono alcuni sospetti. Si ritiene che potrebbe avere un coinvolgimento attivo nella vicenda ed inoltre a seguito di una perquisizione presso un magazzino di sua proprietà le Forze dell’Ordine trovano un pc con materiale pedopornografico. Paolo Onofri si difende affermando che è materiale che ha messo da parte per sporgere una denuncia, finisce ugualmente nel registro degli indagati e patteggerà una pena di 6 mesi di reclusione. Nel frattempo la vicenda del piccolo Tommy si arricchisce di colore: una medium, tale Costantina Comotari, telefona agli inquirenti affermando di avere avuto una ‘sensazione’, una sorta di visione. È fermamente convinta che il bimbo sia morto e che si trovi nel fiume Magra, in provincia di Massa. La pista viene, in maniera un po’ grottesca, seguita ed i militari si recano sul posto. Facendo un altro buco nell’acqua.

 

In data 28 marzo, a 26 giorni dal sequestro, finalmente le indagini si orientano su una pista più credibile e corroborata da prove: vengono rinvenute alcune impronte sul nastro adesivo utilizzato dai rapitori per immobilizzare i famigliari durante il sequestro. Gli inquirenti focalizzano l’attenzione su Mario Alessi, muratore pregiudicato che ha preso parte ai lavori di ristrutturazione della cascina della famiglia Onofri che già in precedenza aveva destato sospetti. Gli alibi forniti dall’uomo di origine siciliana non trovano alcuna conferma. Oltre ad Alessi al centro delle attenzioni degli inquirenti finiscono anche la sua compagna Antonella Conserva e Salvatore Raimondi, il pregiudicato le cui impronte sono state rinvenute sul nastro adesivo. La pista seguita dagli inquirenti si rivelerà essere quella buona. Dopo molte ore di interrogatorio, in data 2 aprile Mario Alessi confesserà che il piccolo Tommy è morto, ucciso pochi minuti dopo il sequestro avvenuto un mese prima. La dinamica del delitto è al tempo stesso incredibile e spietata. Alessi spiegherà che si era trattato di un sequestro per ottenere i soldi del riscatto da parte del padre del piccolo Tommaso, Polo Onofri; nelle intenzioni dei sequestratori avrebbe dovuto essere un’operazione lampo, il tempo di incassare i soldi del riscatto e liberare il bambino. Ma qualcosa ci è inceppata. Il sequestro d’altra parte era sembrato anomalo sin dai primi momenti, opera di una banda di balordi nemmeno troppo adusi ad operazioni simili: come certificato dalle confessioni di Alessi, il quale spiega la dinamica dell’omicidio.

 

Dopo aver sottratto il piccolo Tommy i rapitori erano fuggiti a bordo di uno scooter, ma la loro fuga aveva trovato subito un intoppo: sulla strada avevano notato un lampeggiante, probabilmente si trattava di polizia. Colti dal panico i rapitori erano caduti dallo scooter ed il piccolo Tommy aveva iniziato a piangere. I rapitori temono di essere scoperti e, in preda al terrore più totale, perdono definitivamente il controllo e la situazione sfugge loro di mano. Decidono di ammazzare il piccolo Tommy, che continuava a piangere, per evitare di essere scoperti: e passano subito all’azione. Il bimbo viene ucciso probabilmente a colpi di pala, come da segni rinvenuti sul cadavere. Ucciso perché piangeva; questa la agghiacciante motivazione di Alessi che, dopo aver confessato, conduce gli inquirenti nel luogo nel quale è stato occultato il corpo del piccolo Tommy: si tratta di Sant’Ilario D’Enza, verso Reggio Emilia, nei pressi di un torrente. Qui, sepolto sotto circa 30 cm di terra, giace il corpo del piccolo Tommaso Onofri: si conclude quindi, nel peggiore dei modi, la vicenda del sequestro del piccolo Tommy. La Procure della Repubblica in data 30 ottobre 2006 rinvia a giudizio quattro persone: Mario Alessi, accusato di aver provocato la morte di Tommaso e di aver occultato il cadavere; i già citati Salvatore Raimondi ed Antonella Conserva, con l’accusa di sequestro e morte del piccolo Tommy quale conseguenza non voluta. Ed infine Pasquale Barbera, il quarto uomo, capomastro dei lavori nella casa degli Onofri accusato di concorso in sequestro.

 

In data 4 novembre 2010 le sentenze emesse in primo grado vengono confermate dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna: ergastolo per Alessi, 30 anni alla sua ex compagna Antonella Conserva e 20 anni a Raimondi con rito abbreviato. Assolto invece il quarto uomo Pasquale Barbera. La Cassazione confermerà poi l’ergastolo per Alessi e disporrà un nuovo processo per la Conserva per chiarire meglio le sue responsabilità. Processo che vedrà la donna condannata a 24 anni di reclusione. Condanne definitive per un caso incredibile che, nato come sequestro, si è trasformato in uno dei delitti più atroci degli ultimi anni.

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