Antonio Carotenuto è un membro del Corpo degli Agenti di Custodia, nato a Napoli il 07 marzo 1939, in servizio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Il 19 febbraio 1980, mentre percorre, in abiti borghesi, una via del centro cittadino viene affiancato da tre individui che gli esplodono, a bruciapelo, alcuni colpi di pistola.
Il militare, prontamente soccorso, cessa di vivere subito dopo il ricovero in ospedale.
Un agguato consumatosi lungo la strada principale di Poggiomarino nel bel mezzo dei festeggiamenti per il carnevale. È morto così Antonio Carotenuto, 41 anni, agente di custodia nel carcere di Poggioreale.
Sono all’incirca le 17.30 e via Roma, a Poggiomarino, è gremita di ragazzi e di bambini mascherati che si rincorrono tra sorrisi e coriandoli.
Di auto in giro, complice anche la quasi totale mancanza di benzina, ce ne sono pochissime. La strada è assai affollata. Antonio Carotenuto esce dalla stazione della Circumvesuviana — poco lontana da via Roma — e si incammina verso casa, lasciandosi alle spalle la giornata di lavoro nel carcere di Poggioreale. Cammina piano, guardando i bambini che gli girano attorno. A questo punto gli si avvicinano due giovani con il volto mascherato da folte barbe. Gli vanno incontro e ad un tratto tirano fuori le pistole e sparano.
Sei colpi alla schiena, alla nuca e, poi, quando la vittima si è girata prima di cadere per terra, al torace ed in faccia. Antonio Carotenuto è morto sul colpo.
«Hanno sparato assieme — racconta un testimone — Sembrava una raffica di mitra».
Antonio Carotenuto si accascia a terra morto. I due fuggono a piedi sparando in aria. Uno dei giovani, fuggendo, perde la barba finta che si era appiccicata sul viso. Questa la versione di un testimone oculare, mentre la questura giunge ad una ricostruzione diversa: a sparare sarebbero state tre persone arrivate e scappate dal luogo dell’omicidio a bordo di una «Ford Fiesta».
Un assassinio destinato a permanere a lungo nel ricordo della gente. Ma anche fitto di dubbi e misteri. Antonio Carotenuto era infatti conosciuto come una persona onesta e senza nemici. Era sposato da anni con Antonietta Pagano, una insegnate di 28 anni, ed aveva due bambini: Luigi di 8 anni e Valentina di 2. L’intera famiglia viveva ancora in casa del suocero del Carotenuto, Giovanni, in una non grande abitazione di via Fornillo, alla periferia di Poggiomarino.
In un primo momento si è pensato ad un atto terroristico sul quale poteva esserci la firma del clan Cutolo che in quel periodo concentra a Poggiomarino uno dei suoi centri di potere. Antonio Carotenuto, inoltre, aveva prestato servizio in questi ultimi anni nelle stesse carceri nelle quali è stato rinchiuso Cutolo: prima Aversa, poi S. Maria Capua Vetere, adesso Poggioreale. Bisogna aggiungere, inoltre, che negli ultimi mesi una serie di spietati regolamenti di conti sono stati attribuiti dagli inquirenti proprio ad una controffensiva della banda di Raffaele Cutolo.
Poi, nel corso delle indagini, venne fuori un particolare interessante: Antonio Carotenuto nel mese di ottobre sventò, proprio a Poggiomarino, una rapina in una gioielleria mettendo in fuga a colpi di pistola tre malviventi.
Il movente del suo assassinio potrebbe, quindi, essere proprio quello della vendetta.