Palermo, 29 gennaio del 1986 – Francesco Alfano, 26 anni, era andato a trovare la fidanzata Germana Ferrari, 24 anni, figlia del titolare di due ristoranti molto noti a Palermo, all’Addaura, residenza estiva della famiglia di lei.
Aveva appena finito di allenare la sua squadretta di calcio, la Virma. I due decisero di uscire per una passeggiata in centro, dovevano andare al Campo di Marte di Partanna Mondello per seguire un incontro di calcio, quindi salirono sulla Seat Ibiza di Francesco, parcheggiata in via Gualtiero da Caltagirone. Fu allora che dal buio spuntò un uomo che si avvicinò alla vettura e sparò quattro colpi di pistola contro il finestrino lato guida.
Francesco non morì subito.
Il killer infilò una mano ed esplose altri colpi per finirlo. Anche Germana venne ferita.
Gli spari richiamarono l’attenzione del padre della ragazza, Ippolito, che corse in strada e trovò la forza per soccorrere la figlia e trasportarla in ospedale. Nulla da fare per Francesco che era già morto.
Francesco era un ragazzo normale, pulito, con una vita onesta e impegnata. Il padre, imprenditore meccanico, era titolare di una piccola industria del ferro. Francesco lavorava in proprio. Era stato rappresentante di vini e di articoli di cuoio e dava una mano come cameriere nel ristorante del padre di Germana. E poi c’era il suo hobby: il calcio e la squadretta che allenava con serietà e passione.
Il suo omicidio non ha mai avuto giustizia: non sono stati trovati killer e mandanti.