Annamaria Palmieri, soprannominata “Nino d’Angelo”, la 54enne uccisa lo scorso lunedì sera nel quartiere San Giovanni a Teduccio, alla periferia di Napoli, con tre colpi di arma da fuoco al volto era una recluta del clan Formicola, seppure non ricoprisse un ruolo di primo piano.
Tuttavia, durante la serata di lunedì 22 gennaio, qualcuno l’ha attesa nei pressi della casa del figlio, in via dell’Alveo Artificiale e l’ha giustiziata come un boss sparandole tre colpi in pieno volto.
Dalle indagini, condotte dagli agenti Squadra Mobile di Napoli, emerge che l’agguato, di chiaro stampo camorristico, possa essere stato decretato dallo stesso clan di appartenenza della donna o che la Palmieri possa essere finita nel mirino dei killer dei clan con i quali i Formicola sono in rotta da tempo per la spartizione delle attività illecite del quartiere. In questo caso, quindi, i killer potrebbero aver deciso di entrare in azione nei pressi della roccaforte del clan Formicola per lanciare un chiaro messaggio intimidatorio alla cosca alla quale la donna era affiliata. Annamaria Palmieri, con precedenti penali per reati contro il patrimonio, spaccio di stupefacenti ed estorsione, risulterebbe imparentata con personaggi vicini al clan Formicola. In quest’ottica, la 53enne potrebbe essere stata vittima di una vendetta trasversale.
Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile della Questura di Napoli e agli investigatori del commissariato San Giovanni della Polizia di Stato, che ieri sera, insieme a una pattuglia del commissariato Ponticelli, hanno effettuato i sopralluoghi, anche per verificare l’esistenza di eventuali telecamere che potrebbero aver ripreso l’omicidio o fornire indicazioni sui killer.
La ricostruzione della dinamica è ancora al vaglio degli investigatori, ma ci sono pochi dubbi restano sulla matrice camorristica dell’agguato.