Trepuzzi (Lecce), 19 gennaio 1991 – Un ragazzo di 17 anni, Antonio Rampino, di Trepuzzi, paese in provincia di Lecce, figlio di Raffaele, imputato nel processo in corso a Lecce a presunti appartenenti all’ organizzazione criminosa Nuova sacra corona unita, viene assassinato con due colpi di pistola, uno dei quali lo raggiunge alla nuca, mentre rientrava a casa alla periferia cittadina a bordo di un ciclomotore.
Il giovane muore durante il trasporto all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Gli inquirenti, fin da subito, manifestano pochi dubbi in merito al movente dell’omicidio: inizialmente, gli inquirenti credono che Antonio era stato assassinato per compiere una vendetta trasversale nei confronti del padre, coinvolto nella maxi-inchiesta sulla Nuova sacra corona unita, l’organizzazione mafiosa che nelle Puglie tentava di importare metodi e azioni della malavita siciliana e napoletana.
Tuttavia, la verità sull’omicidio di Antonio è emersa solo quando il killer, Pasquale Castorina, 45 anni, di Messina, affiliato della mafia ingaggiato dalla Scu, si è pentito e ha ricostruito, davanti agli inquirenti, quel delitto nei minimi dettagli.
Lo uccisero perché lo scambiarono per il padre, la vittima designata dalla Sacra corona unita. Raffaele Rampino, il padre di Antonio, fu ucciso tre mesi dopo.
In quei mesi in cui si alternarono numerosi omicidi, il killer intascò un compenso di 80 milioni, 20 per ogni omicidio.