Cinquefrondi (RC), 3 gennaio 1998 – Una lite tra ragazzi in una sala giochi, finisce nel peggiore dei modi, in un paesino della Piana di Gioia Tauro.
Saverio Ieraci, un bambino di 13 anni, e Davide Ladini, un ragazzo di 17 anni vengono uccisi, mentre un altro bambino, il fratello di 12 anni di Saverio, viene colpito alle spalle. L’autore della mattanza è un 17enne che quel giorno impugnò un’arma ed esplose il fuoco contro i ragazzi con i quali ebbe la lite, per risolvere il contenzioso.
“Quanto dovrò pagare? Voglio pagare, non vorrei avere ucciso, chiederò perdono”, dichiarerà alle forze dell’ordine quando si costituì, dopo aver trascorso due settimane da latitante, nascosto poco distante dal paese. Fu il suo avvocato a prelevarlo nella campagna in cui si era nascosto temendo una possibile vendetta.
“Mi avevano bruciato dei cartoni…Mi hanno provocato, mi hanno aggredito e non ci ho visto più”. Aveva una pistola con sé e questo gli ha reso tutto più facile: impugnarla e sparare, da vero uomo d’onore e fargliela pagare. Subito dopo è fuggito insieme ad un cugino di 15 anni il quale si è costituito pochi giorni prima, spiegando che lui aveva solo assistito alla sparatoria, non aveva sparato ed era scappato perché temeva di essere ucciso.
Quel pomeriggio, nella sala giochi di corso Garibaldi, affrontò i tre ragazzi, ne uccise due, Davide Ladini di 17 anni e Saverio Ieraci di 13, e ne ferì un terzo, Orazio Ierace, 12 anni che in ospedale poi si rifiutò di collaborare con gli inquirenti dicendo: “Chi ha sparato cercatevelo voi…”
“Sono andato a cercarli nella sala giochi perché volevo chiedere loro conto del fatto che mi avevano bruciato dei cartoni che avevo raccolto con fatica e che dovevo vendere”. Per tutta risposta, secondo il racconto del killer 17enne, che ha sei fratelli e fa il pastore da quando aveva 14 anni, ma arrotonda raccogliendo cartoni nei supermercati della zona, i tre ragazzi gli si sarebbero avventati contro. “Mi hanno aggredito con un posacenere e con tubo di quelli usati per alzare le saracinesche”, continua. E lui ha estratto la pistola e gli ha sparato.
Il giovane indica agli inquirenti anche il luogo preciso in cui si è disfatto dell’arma: “è una Star calibro 7,65, è sotto il ponte del torrente Sciarepotamo, quello vicino a Cinquefrondi”.
E lì che i poliziotti l’ hanno trovata: nel caricatore un solo proiettile, gli altri sette sono stati esplosi la sera del duplice delitto.