E’ trascorso esattamente un mese dal blitz che lo scorso 28 novembre ha decapitato il clan De Micco. Le manette sono scattate per 23 persone, ritenute contigue alla “cosca dei tatuati” di Ponticelli.
Tanto è bastato per innescare una faida interna che vede coinvolti su un fronte quello che resta del clan De Micco e sull’altro “la camorra emergente”, ovvero, il sodalizio criminale insorto in seguito alle alleanze strategiche tra i clan Minichini-Schisa e Mammoliti-Baldassarre.
Una guerra che si combatte a suon di “stese” e raid intimidatori che, ormai da un mese, continuano a disseminare spari e paura tra gli abitanti del quartiere che appare sempre più stretto nella morsa della camorra.
Sentimenti, ambizioni, velleità e stati d’animo dei rispettivi clan, vengono esternati soprattutto attraverso i social ed è proprio questa una delle caratteristiche più eclatanti che sancisce la differenza tra “vecchio” e “nuovo”: la forte ostentazione della malavita in pubblica piazza, – seppur virtuale – sprezzante delle “attenzioni e delle tracce” che in questo modo attira.
La scelta di rendere pubblici i profili facebook, ovvero visibili anche alle persone non incluse nell’elenco degli amici, non è casuale, ma è la prima mossa da compiere per essere certi che “i nemici” leggeranno i contenuti pubblicati, in modo da recepire i messaggi a loro indirizzati.
Tanto raccontano i post e le foto pubblicate su facebook dai giovani rampolli dei clan coinvolti nella faida che anima le strade del quartiere Ponticelli e che, inevitabilmente, si ripercuote sui social, come impone la moda del momento.
I giovani del clan De Micco e i “simpatizzanti” della cosca dei “Bodo”, continuano ad inviare messaggi d’amore e fedeltà ai “martiri” detenuti in carcere, soprattutto nel periodo natalizio. Ancor più eloquente è il contenuto della foto apparsa ovunque e condivisa dalla stragrande maggioranza dei personaggi vicini al De Micco che ritrae delle mani che innalzano al cielo una scritta significativa: “ritorneremo più forti di prima”.
Molto più “su di giri” i giovani rampolli del Lotto O che dopo anni trascorsi nell’ombra e costretti a convivere con la paura di vedersi trucidare dai De Micco, adesso volano ad ali spiegate verso “i sogni di gloria”: le foto del rione o delle figure-simbolo del sodalizio emergente – o “risorto” – con i grigi palazzoni del Lotto O che fanno da sfondo, simboleggiano il forte e ritrovato senso d’appartenenza al clan, alla “famiglia”, a quel territorio che appartiene al clan De Luca Bossa e che non può essere depredato.
Adesso che il Lotto O è tornato al centro di tutto è lecito togliersi “le pietre dalle scarpe”. Tante le frecciatine, le frasi ad effetto e le allusioni che viaggiano sul web.
L’arresto dei De Micco e il trambusto generato dalla conseguenziale faida insorta a Ponticelli, ha svegliato anche “il clan che dorme”: i D’Amico del Rione Conocal, messi all’angolo proprio dalla cosca dei tatuati e, ancor più da due blitz che hanno tradotto in carcere prima 52 persone e poi 94, stroncando le velleità dei “fraulella”. Tuttavia, i 23 arresti maturati lo scorso 28 novembre e che hanno inferto un duro colpo al clan De Micco, ha fortemente scosso quello che resta del clan D’Amico, riaprendo delle ferite mai risanate.
In questi giorni, sui profili facebook di coloro che affiancano a tutto quello che scrivono l’emoticon di una “fragola” (il simbolo che “i fraulella” usano sui social come “marchio” d’appartenenza al clan D’Amico), impazzano le foto commemorative delle vittime dei killer del clan De Micco: Gennaro Castaldi, Antonio Minichini e soprattutto “la passillona” Annunziata D’Amico. Tre vittime tutt’oggi molto compiante tra i giovani del Rione Conocal, contigui alla malavita e non. Tre vite giustiziate per diversi motivi, accomunate dallo stesso destino e uccise dallo stesso clan che, oggi, sta subendo la controffensiva del sodalizio criminale, frutto di una serie di alleanze strategiche, nato con l’unico e solo intento di mettere fine all’era dei De Micco sul fronte camorristico ponticellese. Una guerra che i fraulella stanno guardando da spettatori, almeno per ora.
A trovare ampio spazio sui social sono soprattutto le foto dei fratelli D’Amico, i fondatori del clan del Rione Conocal, attualmente detenuti in carcere. Tuttavia, fin dall’ottobre del 2015, ovvero da quando fu giustiziata la donna-boss del clan Annunziata D’Amico, subentrata a capo dell’organizzazione proprio in seguito all’arresto dei fratelli, i due hanno riposto le loro speranze di riscatto e vendetta nel lavoro degli avvocati, ai quali hanno affidato il compito di individuare l’escamotage che possa consentirgli di tornare in libertà il prima possibile per “mettere le cose a posto”.
Utopia o prossima realtà?
Sarà il tempo a stabilirlo.
Intanto, l’unico dato certo è il forte desiderio di “riabbracciare i fraulella” che ultimamente viene esternato con frequenza sui social dai giovani rampolli del declassato clan del Rione Conocal e che simboleggia la viva ed intensa voglia di tornare a calcare la scena camorristica da protagonisti, in questo momento storico più che mai.