I resti del cadavere ritrovato nel garage di Ponticelli sono di Vincenzo Ruggiero: lo ha stabilito il test del dna eseguito su quello che resta del cadavere del giovane 25enne di Parete, dopo le atrocità inferte da Ciro Guarente, ex militare della marina militare, compagno della transessuale Heven Grimaldi, migliore amica e coinquilina di Ruggiero.
A gennaio saranno consegnati alla Procura di Napoli Nord tutti gli esiti e le rilevazioni medico-scientifiche emerse dallo scorso agosto, ovvero, da quando le ricerche per la sparizione del 25enne sono colmunate nella macabra e tragica scoperta.
Passionale il movente del delitto: il 6 luglio, quindi il giorno prima dell’omicidio, Heven aveva lasciato Ciro Guarente, perchè si lamentava del fatto che dormisse nella stessa stanza da letto con Vincenzo, ogni notte, da quando il giovane attivista Lgbt aveva lasciato l’appartamento dei suoi in seguito ad alcuni dissidi insorti tra le mura domestiche e aveva cercato rifugio e accoglienza tra le mura e le braccia della sua più cara amica, ignaro del fatto che così facendo sarebbe andato incontro alla morte.
Un delitto maturato nell’appartamento di Heaven ad Aversa, mentre la transessuale si trovava a Bari per lavoro: Guarente ha atteso che Vincenzo, che lavorava come commesso in un negozio presso il “Centro Commerciale Campania” di Marcianise, rientrasse a casa per “sbarazzarsi” di quello che stimava essere il suo rivale in amore. Non tollerava e non concepiva l’amicizia tra il 25enne e la sua compagna. Tanto gli è bastato per accanirsi con ferocia disumana sul corpo di Vincenzo.
Guarente spara contro Vincenzo due colpi di pistola che lo colpiscono al torace. La pistola gli fu procurata da Francesco Terracciano, pregiudicato di Ponticelli, anch’egli attualmente detenuto come l’ex militare. Le videocamere di sorveglianza posizionate di fronte all’ingresso del palazzo in cui abita Heven, ritraggono Guarente mentre, quella sera, carica diverse valigie in auto. Nel cuore dell’estate, il 1° agosto, gli inquirenti scopriranno che si recò a Ponticelli, in un garage che aveva affittato nel Lotto 10, il rione dove vivono i suoi genitori, la mattina del 7 luglio, quindi poche ore prima di uccidere Ruggiero.
E’ qui che ha dato luogo alla mattanza sul corpo del giovane: lo ha fatto a pezzi, poi lo ha disciolto nell’acido e infine ha seppellito i resti in un fondo ricavato all’interno dello stesso garage, coprendoli con cemento e indumenti. Sperava di aver coperto il cattivo odore che trasuda da un cadavere in decomposizione e che quella escalation di barbarie, inferte senza pietà al corpo del giovane, bastassero a cancellare per sempre le tracce di quelle insidie che rischiavano di minare il suo rapporto con Heven.
Da quel momento in poi, per Guarente inizia il compito più difficile: depistare le indagini e allontanare ogni sospetto da sè.
Quando Heven torna a Napoli, ad attenderla alal stazione non trova Vincenzo, ma Ciro che le spiega che il suo amico del cuore era fuggito insieme ad un uomo ricco. Heven fatica a credere a quella versione. Qualche giorno dopo, nel sistemare i suoi abiti nel cassettone, Heven nota sotto il letto della camera una scatola di proprietà di Vincenzo, in cui custodiva i suoi ricordi più cari gelosamente, con tutta la collezione dei cd di Laura Pausini, molto importante per lui. Fu allora che Heven inizia a dubitare di un allontanamento volontario e a sospettare di Ciro, seppure il suo compagno si fosse recato perfino a casa della madre di Vincenzo e, abbracciandola, la rassicurò e le disse di non preoccuparsi.
Proprio le immagini fornite dalla videocamera e acquisite dagli inquirenti inchiodano Guarente che ricostruisce una dinamica che inizialmente depista le indagini: spiega di aver avuto una colluttazione con Vincenzo, durante la quale il giovane ha battuto il capo e, spaventato dall’accaduto, temendo che gli inquirenti non avrebbero creduto all’ipotesi dell’incidente, decise id disfarsi del corpo gettandolo in mare, a Licola, zona in cui la sua famiglia possiede un appartamento. Quando la notizia viene riportata sui giornali, il proprietario del garage dato in affitto a Guarente inizia a mettere insieme i pezzi e, allarmato dal cattivo odore che fuoriesce dal vano, allerta i carabinieri.
Quando gli uomini in divisa irrompono nel garage, si trovano davanti a uno spettacolo raccapricciante: un corpo martoriato, irriconoscibile, fatto a pezzi. Inizia, così, la straziante “ricerca dei pezzi” per tentare di ricomporre il corpo di Vincenzo. Compito che, dato lo stato dei resti reperiti, verrà affidato ad un antropologo. La testa di Vincenzo è stata trovata diverse settimane dopo, così come sarà l’esame autoptico ad appurare la vera causa della morte: due colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata.
Una personalità complessa e problematica, ormai da tempo, quella di Guarente. Un verbale della commissione ospedaliera della Marina Militare ne giustifica lo spostamento dal settore militare a quello civile perché “affetto da stress ansioso depressivo tale da individuare un disadattamento alla Forza Armata”. La difesa potrebbe utilizzarlo per provarne l’infermità mentale, sebbene gli inquirenti stiano ricostruendo un quadro in cui ritengono pare abbia agito con lucida determinazione: dall’affitto del garaga al reperimento dell’arma, un piano architettato e messo a segno nei minimi dettagli. Seppure Guarente abbia confessato a metà, anche davanti alle prove schiaccianti che lo inchiodavano, non ha mai collaborato alle indagini e tutt’oggi non ha rivelato l’identità degli altir complici.
Un fascicolo parallelo, infatti, è stato aperto nei riguardi di due persone. L’ipotesi di reato è favoreggiamento: avrebbero aiutato Guarente a far sparire il corpo di Vincenzo.
Resta ancora da capire chi abbia aiutato materialmente Ciro Guarente a sezionare e murare il corpo di Vincenzo.
Uno dei delitti più agghiaccianti non solo del 2017, ma della storia dell’umanità che attende ancora verità e giustizia, mentre la madre di Vincenzo prega affinchè che le venga restituito quello che resta del corpo del suo giovane figlio per celebrare i funerali e assicurargli una degna e dignitosa sepoltura.