Ponticelli continua a consegnare quotidianamente ai suoi abitanti, un’immagine di sè degradata e sopraffatta da diverse criticità.
Ad impensierire ed ostruire la vivibilità del quartiere, quindi, non ci pensa solo la criminalità, in tutte le sue forme, ma anche un’inerzia e un isolamento, alimentanti da una palpabile assenza istituzionale.
Il degrado dilaga, sotto ogni aspetto e in tutte le sue forme: culturali, ideologiche, comportamentali, sociali, non solo nelle “zone grigie” come i rioni di edilizia popolare che di recente hanno conquistato ancora una volta la ribalta nazionale, per gesta riconducibili alla criminalità organizzata con i clan del quartiere impegnati a combattere l’ennesima faida a suon di “stese”, spari, ordigni esplosivi.
Lungo le strade più trafficate del quartiere, l’inciviltà e la prepotenza di certi automobilisti continua a farla da padrona.
Via Angelo Camillo De Meis, Via Argine, Viale Margherita, Corso Ponticelli: sono solo alcune delle strade principali del quartiere dove impazzano i parcheggi selvaggi e le manovre scellerate da parte di automobilisti che mostrano, senza vergogna nè pudore, la totale mancanza di rispetto verso gli altri cittadini, oltre che del codice stradale.
Come si può facilmente intuire, nel periodo dell’anno in cui impazzano “la caccia al regalo” e “la corsa alla spesa”, “la moda” del parcheggio selvaggio diventa ingestibile e dilagante.
E, secondo il metro valutativo dei residenti nelle zone in cui trovare parcheggio per strada è un’impresa impossibile, la presenza di sedie e oggetti vari per “bloccare il posto” marcando il territorio in maniera del tutto arbitraria, è una presa di posizione lecita e legittimata da quella bolgia.
Una realtà che ormai da tempo ha superato la soglia di sopportazione di cittadini stanchi di vivere in balia del caos e dell’inciviltà, ma che si sentono sempre più sfiduciati dall’assenza dei caschi bianchi, lungo le strade del quartiere in cui imperversano questo genere di scene, pronti a sanzionare in maniera appropriata ed opportuna, quelle che rischiano di diventare modelli sociali e comportamentali da concepire come “normali e leciti”.