Capodichino (Napoli), 17 dicembre 2005 – Giuseppe Riccio, pizzaiolo di 26 anni, lavorava presso la pizzeria “Donna Amalia”, padre di un bambino di pochi mesi, fu brutalmente ammazzato da un gruppo armato di spranghe di ferro, di pistole e di mazze da baseball che fece irruzione nel locale.
L’obiettivo della spedizione punitiva era il proprietario della pizzeria che la sera precedente si era rifiutato di servire fuori quel gruppo di persone che infastidiva con il proprio comportamento gli altri clienti.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sembra che la sera precedente dei balordi fossero arrivati con un’auto e due moto davanti al locale. Ripresi dal titolare, che era uscito fuori perché i veicoli parcheggiati davanti all’ingresso ostruivano il passaggio, avevano reagito pretendendo di farsi servire fuori dal locale; proprio perchè l’uomo si rifiutò di assecondare quella richiesta, il giorno seguente premeditarono quella vendetta.
La sera successiva, tornarono almeno in otto, armati con spranghe e una pistola e aggredirono titolare e dipendenti. Furono sparati vari colpi di pistola, tre dei quali colpirono Giuseppe.
Nei processi di primo e secondo grado tre pregiudicati, individuati come autori dell’omicidio di Giuseppe Riccio, furono condannati all’ergastolo. La condanna venne poi ridotta dalla Corte di Cassazione a 28 anni, con la motivazione della mancanza della premeditazione.