Da sabato 16 dicembre fino a domenica 30 gennaio, la Galleria Annarumma ospita la mostra di Marjano e Dennis Kapurani “Illuminated Skeletons and Peacocks” prende spunto dal libro The Volcano Lover di Susan Sontag.
Il libro è incentrato sulla storia d’amore che intercorse tra l’eroe navale britannico Horatio Nelson e Emma Hamilton, la bella moglie di Sir William Hamilton, l’ambasciatore britannico a Napoli. La “relazione illecita” terminò nel 1805 con la morte di Nelson nella battaglia di Trafalgar. Emma, invece rimase senza beni e morì senza un soldo 10 anni dopo, in Francia.
Come raffigurato dalla Sontag, Emma fu felice di interpretare Galatea per il suo Pigmalione e così facendo, Sir Hamilton il suo benefattore, venne ingannato da Lord Nelson. Nelson, un uomo che, come scrive la Sontag, “voleva meritare lodi, figurare nei libri di storia e che si è visto celebrato in dipinti a carattere storico”. L’ escursione della Sontag nel regno dei romanzi storici / romantici servì anche a svelare la venalità e l’ipocrisia di molti dei pilastri della società del XVIII secolo; la perenne condizione sottomessa delle donne; la sottomissione dell’etica all’opportunità politica e religiosa; l’avidità che spesso alimenta un mecenate delle arti. Il romanzo, nella sua brillante ritrattistica, rendeva omaggio all’epoca in cui i monarchi borbonici del Regno di Napoli si vendicavano violentemente dei rivoluzionari e degli intellettuali che sostenevano l’insurrezione, mentre la Sontag si intrometteva in questa narrazione fatta di eccessi, volgarità, saccheggio, imbroglio, pericolo, corruzione, sfarzo e reietti sociali. Eroi e antieroi: che lasciarono emergere illuminando a pieno giorno i loro “scheletri”.
Partendo da questa storia, i fratelli Kapurani con le loro opere tentano di ridefinire i confini tra l’illusione e la realtà, tra arte e natura, confondendoli come accadeva negli spettacoli tenuti sui palcoscenici barocchi, un’epoca questa che da sempre attira i Kapurani. Nessuno dei dettagli importanti sembra mancare nel loro rendering, per accertare, anche con interludi di manierismo, la reintroduzione di un concetto rinascimentale. Questo concetto di periodo “riformato” sviluppa l’idea attraverso la creazione di uno spazio creativo che consente allo spettatore di muoversi in modo immaginativo nelle opere in mostra.