Napoli, 9 dicembre 2003 – Claudio Taglialatela aveva 22 anni, aveva appena finito il periodo di ferma militare come ausiliario dei carabinieri e frequentava l’università.
La sera del 9 dicembre del 2003 era a Napoli, nei pressi della stazione centrale, sotto casa di un amico con cui aveva appuntamento. Lo aveva appena chiamato con il cellulare: «Sono qui sotto, scendi» ha fatto in tempo a dirgli questo. Poi ha aggiunto: «Ci sono due tipi in motorino che non mi piacciono. Mi sembra che guardino male proprio verso di me. Faccio il giro dell’isolato e torno». L’amico si affaccia dalla finestra e assiste alla scena del delitto, mentre è ancora collegato al telefono.
Quei due tipi erano due rapinatori e quando Claudio ha ingranato la marcia gli hanno sparato. Claudio si è accascia sul volante, con il torace perforato. Muore poco dopo l’arrivo in ospedale.
E’ morto a 22 anni per difendere un’automobile o, forse, un telefonino. Ucciso mentre stava parlando al cellulare con un amico. Che sente tutto, compreso l’ultimo respiro.
Il ragazzo era in auto quando si sono avvicinati i due in motorino. Ha tentato la fuga, loro gli hanno sparato, l’auto ha sbandato ed è finita contro il palo di un semaforo. I banditi fuggono, il giovane muore. Polizia e carabinieri, avvertiti da automobilisti di passaggio, arrivano sul posto mentre Claudio è ancora agonizzante. Pensano a una sbandata sull’asfalto umido per la lieve pioggerellina.
Sarà proprio l’amico di Claudio che era al telefono con lui in quei tragici momenti che ha vissuto da ascoltatore impotente a raccontare della tentata rapina. Ha sentito tutto. Lo racconta agli agenti.
Dice che Claudio lo aveva chiamato appena giunto sotto casa sua, in via Seggio del Popolo, una traversa del Rettifilo, di Corso Umberto.
Dovevano trascorrere la serata insieme.
Viene trovato un foro di proiettile nella spalla di Claudio. Una corsa al vicino ospedale Loreto Mare non basta a salvare la vita di quel ragazzo.
Claudio era nato a Battipaglia, in provincia di Salerno, ma viveva a Portici. Non si sa perché i rapinatori lo avessero puntato. Forse l’auto – una Nubira di colore verde scuro – o, più probabilmente, il cellulare in vista perché stava parlando al telefono con il suo amico.