Tutto ha inizio da lui: Tony Montana.
Figura emblematica della malavita americana, il celebre personaggio protagonista di Scarface è divenuto ben presto un’autentica icona, un “mostro sacro”, un “pregevole” esempio al quale rifarsi ed ispirarsi per i giovani aspiranti camorristi, oltre che per i boss ed i personaggi già affermati nell’ambito del contesto criminale partenopeo.
“Mi prendo il mondo e tutto quello che c’è dentro”: è una delle frasi storiche delle quali si avvale Tony Montana per affermare tutta la sua determinazione.
Un personaggio divenuto ormai intramontabile grazie alla pellicola del film dal genere gangster che debuttò al cinema il 9 dicembre del 1983. A conferire corpo, voce e movenze a Tony Montana è Al Pacino: un ruolo che sembra cucito addosso ad uno degli attori più quotati della scena americana e non solo.
Trascorsi, ormai, oltre 30 anni dal debutto della pellicola, si può senz’altro affermare che Scarface è stato ed è tuttora un cult del genere, precursore di tante altre e più moderne trame contornate da proiettili ed intrecci malavitosi, soprattutto di casa nostra.
Non a caso, una scena del film “Gomorra” ritrae proprio due giovani, “Pisellino” e il suo fedelissimo ed inseparabile amico, che occupano il loro tempo libero interpretando scene e battute del suddetto e rinomato film.
E, soprattutto, Walter Schiavone, boss della cosca dei casalesi, aveva chiesto al suo architetto di costruirgli una villa identica a quella del gangster cubano di Miami, Tony Montana. Il film l’aveva colpito fino ad indurlo ad identificarsi nel protagonista di Scarface, mostrando, al mondo intero, l’altra faccia del successo: quella che crea stereotipi tutt’altro che edificanti da emulare nella vita reale.
La villa in questione è quella dove avviene la sparatoria finale del film, in particolare la scalinata interna, è stata imitata e ricostruita quasi in tutti i dettagli, dal boss della camorra di Casal di Principe, fratello del capo dei capi del clan dei casalesi Francesco Schiavone (detto Sandokan), grande fan del film e del suo protagonista; la villa è stata in seguito sequestrata e confiscata dalla magistratura.
In seguito al sequestro fu data alle fiamme per ordine dello stesso Walter Schiavone. Una soluzione alla quale anche Tony Montano avrebbe optato, probabilmente.