Una notte più che turbolenta, quella che introdotto la festa dell’Immacolata tra le strade di Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, dove da 10 giorni impazza una faida di camorra tra clan che si contendono il territorio.
“La camorra emergente”, ovvero, gruppi malavitosi che hanno unito le loro forze per scalzare definitivamente i De Micco, clan già rimaneggiato in seguito agli arresti dello scorso 28 novembre, in seguito ai quali è scoppiata “la lotta al potere”, durante la notte tra giovedì 7 e venerdì 8 dicembre, hanno messo a segno l’ennesimo raid intimidatorio indirizzato proprio ai “Bodo”.
Nel Lotto O, meglio conosciuto come “lotto zero”, uno dei rioni che accoglie numerosi esponenti di questo nuovo sodalizio camorristico, la nottata è stata lunga e turbolenta. In un lampo, seppure tutte le finestre fossero serrate e le porte chiuse, si è diffusa una notizia: “la camorra emergente” ha incendiato le auto di lusso dei De Micco. Nessuno riuscirà più a chiudere occhio. Troppo grande e ingestibile la paura che “il clan dei tatuati”, a sua volta, potesse organizzare la controffensiva in tempo reale, proprio lì, a pochi passi da quelle abitazioni in cui vivono quegli spettatori impassibili, disarmati e terrorizzati da quello che accade sotto i loro occhi.
Giù, lungo la strada, si esulta, si festeggia l’ennesimo “sfregio” inflitto ai De Micco, quel clan tanto odiato nel bunker dei De Luca Bossa, fin dall’omicidio di Antonio Minichini e che tanti altri torti ed affronti ha inflitto al clan in declino, costretto a subire, fino a quando “i Bodo erano i Bodo”.
Poi, il vento è cambiato, complici le nuove alleanze intrecciate con gli altri focolai camorristici stanchi di vedere i De Micco al potere, e soprattutto, il contributo involontario più massiccio è giunto proprio da quel blitz che ha ridimensionato notevolmente il clan, sotto numerosi aspetti, facendo scattare le manette per i boss e le figure più autorevoli. Quello che resta dei De Micco, oggi, a Ponticelli, è la carcassa di un clan che barcolla, ma che prova ancora a reggersi in piedi per replicare ai colpi dei nemici.
Fin dalle ore successive ai 23 arresti, continuano a verificarsi raid intimidatori messi sui quali c’è la firma dei rivali del clan De Micco, quelli che hanno covato vendetta e rancore, in silenzio, per anni, in attesa che arrivasse quel momento che stanno vivendo adesso: la resa dei conti, la rivalsa dei clan messi all’angolo dai “Bodo”.
In realtà, gli inquirenti scopriranno che il colpo messo a segno contro i De Micco durante la notte dell’Immacolata non ha coinvolto le auto: un ordigno piazzato all’interno di un circolo ricreativo nel Rione Fiat, il cui gestore era Antonio De Martino, 28enne stimato essere uno dei membri del gruppo di fuoco dei De Micco, nonché braccio destro di Luigi De Micco, fratello di Marco e Salvatore che, in seguito all’arresto di questi ultimi, ha ereditato il controllo del clan.
De Martino è accusato dai collaboratori di giustizia che hanno contribuito alle indagini che hanno fatto scattare le manette per lui ed altri 22 esponenti del clan dei tatuati, di essere l’esecutore materiale dell’omicidio di Salvatore Solla, detto “Tore ‘o sadico”, figura di spicco del clan De Luca Bossa, giustiziato nel Lotto O, quindi nel bunker del clan fondato da Tonino ‘o sicco, il 23 dicembre del 2016.
Lo stesso De Martino, sul suo profilo facebook, si definisce “proprietario e dj presso circoletto Rione Fiat”, proprio la sede finita nel mirino dei rivali la notte scorsa.
Un raid chiaramente intimidatorio, l’ennesimo rivolto al clan De Micco, colpendo una delle figure cruciali del clan De Micco: il killer che ha giustiziato Salvatore Solla, uno degli esponenti più autorevoli del clan De Luca Bossa.