Locri (Reggio Calabria),14 novembre 1988 – Maria Stella Callà, trentottenne, dipendente del settore amministrativo del carcere di Locri, viene assassinata con un colpo di pistola. Quella sera, Maria Stella sente suonare alla porta, apre, esce sul pianerottolo. C’è una persona che conosce. Parlano per qualche minuto. Poi si sente un colpo di pistola, un solo colpo di calibro 7,65. Maria Stella viene colpita alla faccia e cade a terra, muore sul colpo. Udito lo sparo, suo figlio Giovanni di quattordici anni, che vive con lei dopo la separazione dal marito, accorre immediatamente.
Numerose le ipotesi al vaglio degli inquirenti: dai possibili intrecci lavorativi alla vita privata della vittima.
Dentro il carcere di Locri la donna lavorava negli uffici amministrativi. Non aveva contatti diretti con i detenuti. Particolare in più è quello che nel giugno scorso alla donna avevano incendiato l’ automobile. Restano solo le modalità del delitto: un colpo solo sparato in pieno viso, la quasi certezza che la donna conoscesse il suo assassino al punto da aprirgli il portone dell’ abitazione.
Viene accusato dell’omicidio un giovane pregiudicato di Africo Nuovo, che aveva conosciuto Maria Stella durante la sua detenzione nel carcere di Locri. Pare volesse una storia d’amore, ma non era ricambiato.
Si era invaghito di lei tanto da pretendere di iniziare una relazione stabile. Ma il suo amore non era ricambiato e aveva deciso di punire con la vita il rifiuto di Maria Stella.